La riforma sanitaria made in Liguria, dopo tanti patemi politici della maggioranza, é stata approvata. Riforma fortemente voluta dal presidente Giovanni Toti e dall’assessore Sonia Viale, a sigillo della alleanza solida tra Forza Italia e Lega Nord che in Liguria ha determinato nel giro di due anni la riscossa del centrodestra nazionale. Checché ne dica Berlusconi.
Riforma della sanità che cambia anche dal punto di vista “filosofico”, cancellando l’ideologia del “privato è brutto” per introdurre un sistema di integrazione tra pubblico e privato anche e soprattutto nella realizzazione e nella gestione degli ospedali. Sì al privato convenzionato, no al privato tout court.
Ma ci sono alcune domande sulle incognite (almeno per ora) di questa riforma che non hanno ancora avuto una risposta. Se si è abbastanza chiarita la funzione del nuovo ospedale di Erzelli (del Ponente) fatto dai privati che caleranno dalla Padania (ben vengano ma….), ospedale “ di cura, ricerca e didattica” come ha risposto Toti a Primocanale, salvaguardando il Villa Scassi (pronto soccorso?) e le specialità d’eccellenza del Policlinico San Martino (ma Erzelli sarà una eccellenza oncologica? E non ci saranno allora i doppioni con San Martino e ex Ist?), resta nella nebbia come verranno coperti i costi dei tre nuovi “piccoli” ospedali di Albenga, Bordighera e Cairo Montenotte dotati tutti e tre di pronto soccorso. Quanto costeranno questi pronto soccorso? I privati riusciranno a gestirli al meglio? Come?
E come si concilierà questa scelta peraltro coraggiosa, respinta dalle giunte di centrosinistra precedenti, con la promessa di rientrare nei costi, cioè di recuperare i deficit precedenti?
Queste domande attendono una risposta e vogliamo sperare che, dovendo predisporre dei piani economici certi, l’assessorato avrà studiato a fondo l’impatto finanziario di tali strutture delicate e complesse.
IL COMMENTO
Blazquez, basta mezze parole: è il momento di dire tutta la verità
Ddl vittime incuria, speriamo la norma non venga usata mai più