
A raccontarcelo è proprio Igor Chierici, coregista e attore.
Come nasce l'idea di realizzare uno spettacolo tratto da "Moby Dick"?
L'idea dello spettacolo nasce l'estate scorsa un po' per caso, a dire la verità. Dopo aver debuttato due anni fa con "Il pianista sull'oceano" sull'Isola delle Chiatte, volevo rimanere sul filone del tema marino. Quest'anno era anche il venticinquennale della messa in scena di Vittorio Gassman di "Ulisse e la balena bianca", realizzata proprio nello stesso contesto del Porto Antico e dell'inaugurazione dell'Acquario di Genova.
Due aggettivi con cui lo descriveresti !
Potente e incisivo.
Perché vedere oggi "Moby Dick": che cosa ci può ancora trasmettere?
"Moby Dick" è un colosso della narrativa mondiale, scritto da Melville e riscoperto anche dopo. Perché oggi più che allora? Forse perché questo senso di non riuscire a stare fermi che ha sempre spinto l'uomo ad andare oltre le sue potenzialità fisiche è molto attuale. Melville ci insegna, però, che quando l'obbiettivo è troppo alto e va a minare la natura è molto rischioso.
Scelta per la messa in scena molto particolare: che legame c'è con il Teatro dell'Arca?
Lo dice un po' il nome stesso del teatro: l'arca è una delle più grandi navi mai state costruite dall'uomo. L'arca di Noé come quella del carcere di Marassi raccoglie tutte quelle "specie" che noi non siamo abituati a vedere nelle nostre strade o meglio non sappiamo riconoscere. Sono realtà diverse dalla nostra con cui ci incontriamo e scontriamo. L'Arca è un teatro interamente costruito in legno, quindi lo si può ricondurre ad una nave dell'epoca settecentesca come il Pequod.
IL COMMENTO
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