Cronaca

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Sui loro conti correnti postali avevano la bellezza di un milione e 800mila euro ma i carabinieri ne sono riusciti a sequestrare solo 200mila euro, in contanti. Un bottino immenso, frutto di attività criminali, tutti in mano alla famiglia bosniaca Alilovic, una decina di componenti, prima al campo nomadi di via dei Pescatori di Genova e poi finita paradossalmente in una delle case pubbliche affidate dal comune ai nomadi sgomberati. Avevano anche una 40na di mezzi, soprattutto camper, intestati a un pregiudicato genovese che aveva sposato, a tal fine, la cosiddetta regina del campo nomadi che vive ancora in un appartamento del comune. Questa storia fa parte di un filone di indagini dei carabinieri, operazione Fast Cargo, relative a furti di camion e container pieni di merce, poi sistemata in 23 magazzini di tutta Italia. Giro d’affari stimato in 8 milioni di euro. Arrestate 75 persone. 2 italiani e 6 bosniaci sono latitanti. I camion erano rubati per lo più di notte nella zona portuale di San Benigno e la merce veniva ricettata. Ma in questa vicenda si intrecciano storie di sosia, gemelli e false identità. Uno dei latitanti bosniaci ha un gemello che in un solo giorno, usando i documenti del fratello, aveva ritirato in diversi uffici postali di Genova oltre 150mila euro e ne aveva fatti preparare un’altra trentina per il giorno dopo. Il padre invece, che doveva essere arrestato, aveva convinto ad andare in carcere al suo posto un amico che gli assomigliava. Peccato che i carabinieri, un giorno, lo abbiano riconosciuto per caso in strada e si siano chiesti: Ma non doveva essere in carcere? E da lì c’è finito veramente.