
Secondo le indagini svolte all'epoca dalla questura di Piacenza, l'assistente della polizia penitenziaria presente in quel momento avrebbe assistito all'aggressione facendo finta di niente, e avrebbe ritardato i soccorsi. Il poliziotto, finito a processo per concorso in lesioni gravissime e falso ideologico - avrebbe per l'accusa scritto il falso nella sua relazione di servizio - venne assolto in primo grado dall'imputazione più grave, ma la procura piacentina impugnò la sentenza.
La corte di Appello ha ribaltato la sentenza, condannandolo a quattro anni per tutti i capi di imputazione e revocando anche la sospensione condizionale della pena. I suoi avvocati difensori hanno già annunciato il ricorso in corte di Cassazione.
IL COMMENTO
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