
Dopo sette trimestri col segno meno, rispetto allo stesso periodo del 2017 gli occupati sono aumentati dell'1,5%, circa 9mila unità. Numeri che segnano una lieve inversione di tendenza, anche se è prematuro parlare di fine della crisi. "L'intero Nord Ovest è cresciuto molto meno della Liguria, almeno stavolta non siamo il fanalino di coda - commenta Marco De Silva dell'ufficio economico Cgil Liguria - ma è chiaro che siamo noi in ritardo nella fase di rimbalzo. L'anno scorso in questo periodo perdevamo 20 mila occupati, oggi ne recuperiamo 9 mila. Prima di considerare chiuso il periodo nero aspetterei almeno i dati del secondo trimestre, ma è un segnale che va colto e sostenuto".
A trainare la crescita è il lavoro dipendente (+4,1%), mentre sono in calo i lavoratori indipendenti (-6,2%). Bene l'industria (+15,2%) con un vero boom del manifatturiero (+16,4%) e una ripresa delle costruzioni (+9,4%). Male invece i servizi (-1,2%) mentre continua la crisi dell'agricoltura (-12,5%). Tra gli occupati aumentano i maschi (+0,6%) ma soprattutto le femmine (+2,3%). Crescono anche i disoccupati (+5,6%), ma calano gli inattivi (-4%), cioè coloro che non si affacciano sul mercato del lavoro.
La vera piaga, però, è ancora il precariato. "La fotografia che arriva dall'Inps è significativa - spiega De Silva -: nel 2017, su 100 nuovi contratti in Liguria 83 sono a termine. Ma è una tendenza nazionale". Tuttavia certi settori sembrano dare più garanzie di altri. "Il lavoro nell'industria ha caratteristiche diverse, è più stabile come durata e ha retribuzioni migliori. Ora ci aspettiamo di vedere gli stessi effetti sul turismo. L'obiettivo non è solo aumentare la quantità, ma anche la qualità dell'occupazione", conclude De Silva.
IL COMMENTO
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