
Il Movimemto 5 stelle continua sulla strada dell'intransigenza. Nelle ultime ore è stato il senatore Gianluigi Paragone a esporsi. "In caso di condanna Rixi non può restare al ministero", ha detto il giornalista prestato alla politica. Rixi dal canto suo si è messo a disposizione della Lega e delle decisioni del segreterio Matteo Salvini.
“Ogni scelta per me va bene, ma ormai è un problema più di rapporti tra i partiti che mio personale", ha detto il viceministro genovese. "Sono assolutamente sereno per quanto ho fatto in quel lontano periodo in Regione, era impossibile controllare centinaia di scontrini e difficile distinguere se alcun e spese fossero o meno attinenti all'attività politica. Non a caso poi venne cambiato il sistema di rendicontazione”, ha proseguito.
A poche ore dal giudizio di primo grado il braccio di ferro nel Governo tra Lega e M5s si fa ancora più vivo. Dopo il 'caso Armando Siri', con la revoca dell'incarico di sottosegretario per un avviso di garanzia per presunta corruzione, un altro genovese resta nel mirino dell'ala pentastellati dura-e-pura. Anche se i presupposti sembrano ben diversi.
Finora il viceministro Rixi si è dimostrato come un oggettivo valore aggiunto per Genova e per la Liguria. Una sorta di centravanti di una squadra istituzionale che si troverebbe in seri problemi qualora dovesse perdere l’unico rappresentante locale rimasto in Consiglio dei Ministri e in un ruolo chiave per il futuro dell'intera regione. Il procuratore aggiunto Francesco Pinto aveva chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi per Rixi, nel processo sulle 'Spese pazze' in Regione sostenute con i fondi dei gruppi regionali nel periodo compreso tra il 2010 e il 2012.
IL COMMENTO
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