Bocche cucite. Fari spenti. Vietato parlare. Le elezioni del prossimo presidente degli Industriali di Genova devono essere segretissime. Tre saggi, Garrone, Zara e Attanasio cominciano la prossima settimana le consultazioni. Tutto in silenzio: telefonate, incontri sui campi da golf o al circolo Tunnel. Qualche cena assolutamente informale. Guai a prendere il caffè da Mangini: li vedrebbe mezza Genova. Gli industriali sono come i cardinali quando si chiudono in conclave e scelgono il nuovo papa. Se si va avanti con i dicktat che ieri sono partiti dalla sede dell’associazione, nel grattacielo di Brignole, quando a fine anno gli associati si chiuderanno nella stanza per votare, dovranno anche scegliere un camerlengo (sarà magari il direttore Corradi) che pronunci la storica frase “erga omnes” e chiuda i portoni che mettono in contatto con il mondo esterno. Poi, cittadini e giornalisti, dovranno stare con gli occhi puntati sul,caminetto del grattacielo e attendere la fatidica fumata bianca. “Habemus papam” pronuncerà il cardinal Corradi dal balcone che s’affaccia sulla stazione. A parte gli scherzi ci sembra assurdo che la scelta del leader degli industriali di Genova, che sarà uno dei massimi protagonisti delle scelte strategiche della città produttiva per i prossimi anni, debba essere una faccenda, sicuramente privata e chi lo contesta, ma sulla quale non si possa dibattere. Non si possano fare domande, ricevere opinioni. Come se non sapessimo che all’interno della Confindustria di Genova ci sono correnti e correntine e anche fronde con tanto di nomi e di cognomi. Noi, invece, vogliamo dibattere, ascoltare le opinioni degli imprenditori, dei politici, capire la città che identikit di capo degli industriali vorrebbe. Uno che viene dal porto o dai trasporti? Dal manifatturiero o dalle nuove tecnologie? Ci pare, insomma, che non sia offensivo informare anche su un passaggio che, pur essendo giocato all’interno di una privatissima organizzazione di categoria, condiziona e investe in maniera pesante la vita di una grande città e il suo futuro. (Mario Paternostro)
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IL COMMENTO
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