
Palenzona ha menato fendenti davanti a una sala impietrita. "Il porto si è fermato per colpa loro: hanno deciso di non lavorare di notte perché costa troppo. Ma, chiedo retoricamente, che competitività è? Qualunque porto del mondo funziona anche di notte perché deve essere sfruttato al massimo, ma i genovesi hanno l'idea che il boccone deve essere grande come la bocca e invece il boccone deve essere grande come serve al Paese". E "il Paese ha bisogno di queste infrastrutture che devono funzionare e non ci devono essere camarille locali che le bloccano".
E quando il tema cade sul crollo di Ponte Morandi, Palenzona abbozza una timida denuncia. "Se c'è stata una disgrazia e se qualcuno ha fatto degli errori, deve andare in galera, perché ci sono stati dei morti. Non c'è discussione e non ci sono scuse per nessuno, se ci sono le colpe". Quando qualcuno gli fa notare l'uso sicuramente a sproposito di una frase ipotetica sulle eventuali colpe in presenza di 43 vittime e di report falsi, Palenzona glissa: "Il sistema deve poter funzionare: non si possono tenere fermi investimenti centrali per lo sviluppo del Paese per anni e anni". Con buona pace di morti, feriti e rispettive famiglie.
IL COMMENTO
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