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I duri-e-puri pentastellati contro l’accordo elettorale col Pd in Liguria si trovano in minoranza
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La Liguria attende il suo momento elettorale. Nel frattempo l’appuntamento con l’Emilia Romagna e (di sguincio) la Calabria per la fine di gennaio rappresenta un punto di non ritorno per quel centrosinistra che vuole sfidare la coalizione arroccata intorno al governatore Giovanni Toti. Con una certezza: l’accordo di coalizione (o contratto di programma come direbbero i pentastellati) tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle si decide a 503 chilometri di distanza da Genova: a palazzo Chigi a Roma. Una decisione che calerà dall'alto, in un senso o nell'altro, sulle spalle di Simone Farello (segretario regionale dem) e sul tandem Alice Salvatore-Marco Rizzone (referenti liguri pentastellati per le prossime Regionali).

Nei dintorni di palazzo Chigi l’alleanza Pd-M5s in Liguria si dà per (quasi) certa. Se Farello, uomo di partito e abituato alle dinamiche elettorali, non farà grande fatica ad adeguarsi agli input del ‘Nazareno’ con un “siamo pronti a sostenere il nostro candidato” d’ufficio, per Alice Salvatore sarà difficile digerire l’associazione ai dem – e soprattutto – il nome di un candidato comune che non sia il suo. La patata bollente viene gestita direttamente a Roma con una interlocuzione diretta tra Andrea Orlando e Nicola Zingaretti da un lato, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte dall'altro. L’attivismo del premier è dato dal fatto che, a prescindere dal risultato in Emilia e Calabria, a giugno avrebbe un ulteriore scoglio da superare per tenere in piedi il suo governo. In pratica, “cerca di salvare il salvabile” mormorano i corridoi di Montecitorio.

I duri-e-puri pentastellati contro l’accordo elettorale col Pd in Liguria si trovano in minoranza.
Tra i consiglieri regionali soltanto Salvatore e Marco De Ferrari difendono la linea dell’indipendenza. Anche i consiglieri comunali a Genova si stringono intorno al portavoce Luca Pirondini, favorevole all'accordo secondo quanto rimbalza da Palazzo Tursi. Perfino i parlamentari liguri M5s spingono affinché l’esperimento umbro si ripeta anche all'ombra della Lanterna, ipotesi avallata anche dall'astro nascente Mattia Crucioli ideologicamente più vicino all'ala Di Maio che alla corrente vicina ai dem di Fico. Alleanza che viene vista, numeri alla mano, come una possibilità di giocarsela testa a testa fino alla fine col governatore uscente Toti e la coalizione compatta di centrodestra.

Roma decide, Salvatore e Farello si dovranno adeguare in un verso o nell'altro. L’insofferenza che cresce tra i dem e i pentastellati su una decisione da prendere in fretta è palpabile ogni giorno di più. Ogni parte in causa aspetterà il risultato elettorale di Emilia Romagna e Calabria per portare acqua al proprio mulino. Ma nei corridoi di palazzo Chigi come del Nazareno si sta già lavorando per il nome di un candidato comune che possa rosicchiare voti all'ala moderata del centrodestra (vedi la crisi di Forza Italia). Certo bisognerà fare i conti anche con i renziani di Italia Viva, finora non coinvolti nell'aggregazione di centrosinistra in vista delle elezioni regionali in Liguria. Un mosaico che comunque va componendosi nel tratto che divide palazzo Chigi da piazza Monte Citorio. La conferma dell'accordo potrebbe arrivare nei primi giorni di febbraio, con l’avallo dei parlamentari liguri a Roma.