
Forse i giovani genovesi non sono abbastanza interessati ai temi della politica? O è colpa degli ‘anziani’ che non lasciano loro lo spazio per farla? Le elezioni regionali in Liguria saranno in primavera e magari sembrano ancora lontane. Ma potrebbe anche essere che molti siano già soddisfatti di come stanno andando le cose.
Il passaggio dalla piazza al teatro, dalla sardina da sventolare all’Acquario delle idee, dal cartellone “Genova non si lega” al dibattito non è facile. È successo lo stesso anche per un altro grande ‘movimento di piazza’, ovvero quello per il clima. Al terzo sciopero globale per il clima, indetto lo scorso 27 settembre, in corteo c’erano oltre diecimila tra professori, genitori, ma soprattutto adolescenti e bambini. Ma la volta successiva non ha avuto certo lo stesso riscontro, dato che gli attivisti del gruppo Fridays For Future hanno preferito organizzare un incontro in sala Quadrivium per parlare di consumismo e cambiamenti climatici.
E allora hanno ragione i leoni da tastiera quando accusano i giovani di scioperare per il clima soltanto per saltare una mattinata a scuola? Che il climate strike va bene fino a quando si tratta di fare gli striscioni colorati, ma poi di green gli altri giorni c’è solo la pasta al pesto? A dare loro torto sono altre realtà, gruppi di giovanissimi prima nati da amici e poi cresciuti attraverso l’eco dei social che si rimboccano le maniche e vanno a ripulire la città come i Genova Cleaners o The Black Bag.
Forse è il modo di fare politica che non convince i giovani. C’è chi storce il naso davanti a chi la politica la fa sui social, ma anche chi non alza lo sguardo dal proprio smartphone per andare ad un dibattito. Resta il fatto che come nel resto d’Italia, anche in Liguria ci si chiede in quale direzione andranno le Sardine, forti del risultato elettorale in Emilia Romagna. Ma forse in Liguria sono più i “sardoni” a chiederselo, più i nonni che i nipoti.
IL COMMENTO
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