
Nella mattinata di domenica, però, arriva la “minaccia” di sciopero da parte dell’Associazione calciatori e l’intemerata del Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che smentendo il suo stesso Governo parla di “atto irresponsabile”. “Non condivido la scelta della Lega di serie A di giocare, l’emergenza sanitaria non finirà tra qualche giorno. Il calcio riprenderà come e meglio di prima quando sarà finito tutto”, ha dichiarato Spadafora.
Così nasce lo stop di Parma-Spal, poi disputata con un’ora e un quarto di ritardo e un susseguirsi di trattative. In mezzo, la risposta del presidente della Lega di serie A, Paolo Dal Pino, a Spadafora: “Invece di fare demagogia – ha detto Dal Pino – il Ministro sia coerente con le proprie azioni di Governo ed emani un Decreto assumendosi le responsabilità che sta scaricando su altri”. Insomma, il calcio chiede che sia il Governo a fermare tutto per ragioni di salute pubblica, come fatto per altri settori.
A questo punto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha convocato per domani un Consiglio federale straordinario per affrontare la situazione e trovare una via di uscita. I giocatori sono per la linea dura e restano determinati a non voler scendere in campo. La sensazione è che si arriverà allo stop sino al 3 aprile, poi si vedrà. Il futuro dipende da un lato dall’evoluzione del quadro sanitario, dall’altro dalla disputa o meno dei Campionati Europei. In caso di annullamento, si potrebbero dilatare e quindi terminare i campionati nazionali. Non esistono precedenti, è dunque complicato immaginare altri scenari.
IL COMMENTO
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