Contro i drammatici ricaschi economici provocati dalla pandemia, all'Italia serve denaro e per questo motivo propone l'istituzione, a livello europeo, dei cosiddetti "coronabond", cioè titoli che siano garantiti non solo da Roma, bensì dall'intera Ue. Ebbene, anche in questo caso - come in quello degli eurobond ordinari di cui si è parlato in passato - c'è un drappello Paesi rigoristi che si oppone.
A guidarli è la Germania, certo non meno colpita dal virus al di là delle alchimie e delle ipocrisie tedesche sul numero dei contagi e persino delle morti. Ma con una economia sicuramente più forte della nostra e quindi sufficientemente corazzata per fronteggiare la crisi. E gli altri? Chissenefrega, sembrano pensare e dire a Berlino. Che sul piatto della bilancia mette, almeno per ora, la possibilità dell'Italia di ricorrere al Mes, il cosiddetto fondo salva Stati.
Peccato, però, che il Mes preveda una serie di clausole nella restituzione del denaro in base alle quali, di fatto, saremmo costretti a subire qualcosa di simile a ciò che ha patito la Grecia negli anni scorsi. La pretesa tedesca avrebbe un minimo di senso se chiedessimo all'intera Unione di farsi carico, con un avallo ad hoc, dei nostri errori del passato e del conseguente disastro dei conti italiani, che ha portato all'accumulo del terzo debito pubblico del pianeta. Ma le cose non stanno così.
A noi il denaro serve, e con i "coronabond" ci costerebbe meno che al mercato libero dei capitali, al quale pure abbiamo un accesso ancora credibile, per far fronte a una emergenza economica derivata da una emergenza sanitaria che era assolutamente imprevista e imprevedibile. Stavolta, insomma, non siamo i soliti italiani furbi che sperperano e poi pretendono che il conto lo paghino altri. Passi la Spagna, come noi certamente non un esempio di virtù, ma non a caso nell'occasione anche la Francia è d'accordo con Roma. I tedeschi, però, insistono a dire di no.
Si potrebbe obiettare loro che nell'immediato secondo dopoguerra, il solo periodo oggettivamente paragonabile a quello attuale, se l'Occidente avesse ragionato alla stessa maniera la ripresa tedesca non si sarebbe mai vista. Ora, non dico che Berlino dovrebbe restituire almeno in parte ciò che ricevette allora, però dovrebbe esserci un principio di solidarietà fra Stati da rendere finalmente esercizio pratico per rilanciare lo spirito europeo.
La Germania è un grande Paese retto da una grande economia, ma è arrivato il tempo di farle capire che dopo il coronavirus nulla sarà più come prima. Neppure la globalizzazione e neppure l'Europa. Abbiamo toccato con mano, tutti, anche i più riottosi e quelli che addirittura proprio non ci credono, che da soli non si va da nessuna parte. Non ci andranno neanche i tedeschi, pur forti, solidi, pignoli, capaci. Lo dico per provocazione, ma fino ad un certo punto: avanti di questo passo, bisognerebbe cominciare a pensare un'Unione europea senza Germania, altro che senza Italia.
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Coronavirus, la Germania dei no all'Europa fa solo gravi danni
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