Al Governo "abbiamo chiesto di avere alcune peculiarità regionali riconosciute all'interno delle linee guida nazionali" per la fase 2. Così il presidente Regione Liguria Giovanni Toti. "Abbiamo chiesto linee guida nazionali perché l'Italia è una, ma anche un margine di autonomia: è evidente che le esigenze sono diverse e non si può pensare di gestire in ugual modo dalle funivie della Valle d'Aosta ai vigneti di Pantelleria", ha detto Toti.
Tutta l'Italia e Liguria compresa guardano alla fase 2, il cui avvio è previsto al momento per il 4 maggio salvo nuove eventuali proroghe. Alcune regioni del Nord, Lombardia e Veneto su tutte spingono per riaprire il prima possibile. Il presidente del Consiglio Conte però è dubbioso e punta a riapertura graduale ma condivisa e unitaria in tutto il Paese. "Abbiamo avuto un ulteriore confronto prima tra i governatori delle Regioni e poi con il Governo - ha spiegato ancora il presidente di Regione Liguria -. C'era il presidente Bonaccini a presentare le Regioni. Si è cominciato a discutere di fase 2. Certamente nulla accadrà prima del 25 aprile poi vedremo le valutazioni dei tecnici e delle varie task force governative a quali risultati arriveranno".
Regione Liguria ha creato e subito reso operativa una task force regionale seguendo la stessa linea di quella realizzata a livello nazionale guidata da Vittorio Colao. Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli spiega: "Si può ragionare su una regionalizzazione delle aperture: nelle zone con un numero inferiore di persone positive è più facile valutare la catena dei contatti". Il ministro ha parlato anche del fatto che alcune attività produttive sono già parzialmente aperte. "Sono tutti ragionamenti - ha aggiunto - che stiamo facendo con la task force di Colao e il comitato tecnico scientifico per proporre nelle prossime settimane delle aperture mirate delle attività produttive. Perché il tema sanitario è evidente, ma anche il tema economico può portare problemi di ordine sociale".
Patuanelli, che era in confronto con il presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi, ha comunque assicurato: "Non metterò mai gli imprenditori nelle condizioni di dire 'fate voi e noi controlliamo e basta'. Bisogna dotare gli imprenditori dei dispositivi di sicurezza, mascherine, guanti, termoscan e tracciamento dei percorsi. E anche l'app che stiamo introducendo, che sarà volontaria, potrebbe essere uno strumento utile". Il ministro ha inoltre spiegato che il vero nodo delle riaperture non è la sicurezza nelle fabbriche: "il grosso problema è come si gestiscono i traffici delle persone, il problema è come si gestiscono i trasporti per arrivare al lavoro".
Dubbi sull'eventuale riapertura di diverse attività economiche del Paese arrivano dal virologo Maurizio Pregliasco che spiega: "Anticipare le riaperture, anche delle scuole, vuol dire aprire i rubinetti dei contatti e aumentare le possibilità di contagio da Covid-19. Sono un po' pessimista sulla necessità di insistere ancora, specie per i due ponti che arriveranno, quelli del 25 aprile e il Primo maggio. Dopo, credo che si arrivi a un livello di accettabilità di rischio per riaprire, specie per il lavoro e per le attività strategiche per il Paese. Bar e ristoranti dobbiamo mandarli molto avanti. Solo così riusciremo a ripartire".
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Coronavirus, l'Italia studia la fase 2: la Liguria chiede riconoscimento delle peculiarità
Attesa per la ripartenza economica del Paese
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