"L'Inail ha dato delle linee guida demenziali, fuori dal mondo, ha messo degli obiettivi impossibili e ha reso la categoria di baristi e ristoratori furibonda" non usa mezzi termini Paolo Odone, presidente di Ascom Confcommercio Genova. Le indicazioni date dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e Iss non lasciano vivere certo sereni i tanti piccoli imprenditori che devono ora fare i conti con misure di sicurezza anti contagio ma spesso spazi decisamente ridotti e allora il problema sembra essere proprio di quello di riuscire a far quadrare gli incassi.
"A Genova non c'è carruggio dove in questi anni non c'è stata un'apertura, ha dato lavoro a tanti giovani. Bisogna dire che sono spesso locali ricavati da ambienti storici con spazi limitati ma con quelle misure è impossibile riaprire - spiega ancora Odone -. Da un lato bisogna garantire la sicurezza sanitaria ma per riaprire ci devono essere anche le condizioni per invogliare la gente a frequentare i locali, ora loro sono chiusi da due mesi e sono in una situazione drammatica".
Elemento principale del documento stilato è il rispetto della distanza di sicurezza tra un cliente e l’altro: per ogni cliente deve essere garantita un’area di 4 metri quadrati, "fatto salvo la possibilità di adozione di misure organizzative come le barriere divisorie", e ciascun tavolo deve essere posto a 2 metri di distanza dall’altro. Ciò comporta che la capienza massima di ogni locale sarà molto più bassa rispetto al periodo pre coronavirus, quindi, si chiede ai ristoratori di rendere obbligatoria la prenotazione.
E ancora oltre alla gestione dello spazio, fondamentale per Inail e Iss è "il ricambio di aria naturale e la ventilazione dei locali", soprattutto nel caso dei servizi igienici. Infatti, laddove fosse possibile, i due istituti consigliano, almeno nella fase iniziale di apertura, di privilegiare gli spazi aperti. Ci sono, poi, altre soluzioni di carattere igienico-sanitario: i clienti dovranno indossare la mascherina, tranne che al momento del servizio al tavolo, e lo stesso vale anche per il personale in sala e in cucina per cui è necessario, inoltre, anche l’utilizzo dei guanti. Gli spazi comuni, i bagni, le superfici e gli utensili riutilizzabili dovranno essere frequentemente igienizzati.
Una serie di indicazioni molto precise. Una fronda di Regioni punta a poter derogare queste misure. E allora la domanda d'obbligo è cosa servirebbe per andare incontro ai settore? Il presidente di Ascom Confcommercio è chiaro: "Parlare di quattro metri di distanza tra un tavolo è l'altro è demenziale, vuol dire per alcuni ristoratori avere un tavolo ogni piccola stanza. Confcommercio sta lavorando per mettere una serie di linee guida molto più semplici. Perchè quelli messi a punto sono dei libri, serve un modello snello, facile e intelligente, perchè andare a investire per riaprire senza avere la certezza di una giusta ricompensa economica è pura follia".
La crisi dettata dalle chiusure del Coronavirus sta coinvolgendo più settori, dal turismo alla ristorazione passando per il piccolo commercio ma anche i trasporti devono fare i conti con le drastiche riduzioni. Il governo con l'ultimo Dl Rilancio ha messo sul piatto altri 55 miliardi per fronteggiare le perdite, altra liquidità era arrivata con le misure dei mesi precedenti ma il settore lamenta comunque ritardi. "Il turismo, le crociere e il porto, anche loro si lamentano perchè sono stati dimenticati da qualsiasi tipo di sussidio. I sussidi alle piccole imprese, a parole è stato detto che c'era l'impressione è che non è arrivata nemmeno una lira. Non eravamo preparati a fronteggiare questa situazione, siamo in guerra, il primo attacco è stato vinto dal virus" spiega ancora Odone.
I conti economici sembrano drammatici, si è parlato per l'Italia addirittura di una previsione di milioni di disoccupati e già le cronache di questi giorni parlano amaramente di numeri alti per quanto riguarda l'aumento dei poveri. Poi c'è il triste capitolo di chi non vede prospettive per il futuro. Da inizio marzo a oggi sono oltre 30 i suicidi. Dato quanto mai allarmante. "Il Nord perde 50 miliardi di fatturato, per la Liguria sono circa 2,5 miliardi di ricavi in meno per l'economia. E' un discorso drammatico se poi pensiamo che il tessuto sociale, industriale commeciale era già in sofferenza, non partivamo certo da una situazione facile. La speranza è che la buona volontà dei liguri porti a un risultato. Non bastano i denari a fondo perduto, non ci sono a nostro avviso per tutti. E poi c'è il problema delle banche. Bisogna dire che i 25mila euro promessi chi ha provato ad averli nella maggior parte dei casi si è trovato una porta in faccia. La Banca d'Italia dovrà vigilare anche su questo".
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Fase 2, i commercianti attaccano: "Linee guida Inail demenziali"
Il presidente Ascom Confcommercio Odone: "In Liguria persi 2,5 miliardi"
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