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Mai come ora di fronte a scelte come queste si dovrebbero scavalcare gli steccati della maggioranza e dell’opposizione
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Il Recovery Fund e i suoi 209 miliardi, pronti a finanziare il rilancio italiano dopo la tragica pandemia del Covid 19, non è un sacco dove infilare più o meno alla rinfusa i progetti e le idee di sviluppo che navigano nel processo di rilancio al quale il nostro Paese aspira, anche indipendentemente dalla catastrofe che stiamo vivendo.

Orientando l’apertura di questo sacco verso i piani più strettamente liguri e genovesi, la impressione è che ci sia oramai una corsa a sommare idee e progetti per infilarli in quell’elenco nella speranza di realizzare opere che da anni, decenni aspettano lo slancio dei finanziamenti per decollare.

E, invece, restano ben piantati in questa specie i “libro dei sogni”, che diventa come una cantilena: la nuova diga portuale, la digitalizzazione, i collegamenti ferroviari in porto, le nuove tramvie, la famosa ovovia o funicolare o quel che diavolo sarà per raggiungere Erzelli, il mitico collegamento tra il Porto Antico e le alture del Righi attraverso una funivia, i nuovi tratti della nostra metropolitana cucù, il Waterfront di Levante… Si potrebbe continuare aggiungendo decine di progetti-sogni.

Gli elenchi sono già pronti in Comune, in Regione, all’Autorità portuale. Certo, non sono documenti ufficiali, pronti ad essere recapitati alla Presidenza del Consiglio, ma sono pur sempre elenchi “ragionati” che galleggiano in quell’elenco. Per carità, ben venga la buona volontà di partecipare a questo grande processo di scelta, che investe la capacità di immaginare il futuro. Usando una delle espressioni care al nostro sindaco, Marco Bucci, si potrebbe dire che questa spinta corrisponde a una “vision” del futuro, fondamentale per chi amministra. Ma purtroppo in quel sacco non ci possono entrare tutte le progettualità italiane, perché allora non basterebbero 209 miliardi, ma ce ne vorrebbero 2 mila.

Allora bisogna scegliere e, restringendo il campo al nostro territorio, ci vuole veramente una “vision” precisa, che scarti il “libro dei sogni” e concentri le scelte in un strategia di grande respiro genovese e ligure, secondo una scala di valori ben ragionata. Non è solo un problema politico di capacità programmatoria di chi governa oggi il nostro territorio, il Comune, la Regione, l’Autorità portuale. E’ un grande problema che passa sopra ai partiti, ai leader in carica con ruoli di responsabilità e traguarda un orizzonte di sviluppo anche lontano, coinvolgendo ben più di una generazione.

Mai come ora di fronte a scelte come queste si dovrebbero scavalcare gli steccati della maggioranza e dell’opposizione, operazione apparentemente impossibile, e trovare una sintonia. Proprio in questi giorni abbiamo celebrato le grandi opere anti alluvione che si stanno completando a Genova, lo scolmatore del Fereggiano, l’inizio dei lavori di quello del Bisagno e la sua copertura quasi conclusa. Sono opere incominciate da maggioranze di centro sinistra, diverse da quelle di centro destra, che presumibilmente le inaugureranno in pompa magna. Potrebbe essere un esempio di come la condivisione può diventare un strada per il bene comune, prescindendo dalle differenze di partiti e maggioranze.