E' una Sanremo fantasma quella che accoglie il primo giorno del Festival che tutti avrebbero voluto rinviare e che invece va in scena lo stesso in una città che, come in tutto il ponente ligure, a causa dell'elevato numero di contagi permangono forti restrizioni nonostante il resto della Liguria lascia l'arancione e da oggi va in fascia gialla.
Alle 21 di ieri sera, alla vigilia della gara che prenderà il via domani, martedì 2 marzo, davanti all'Ariston, nella centralissima via Matteotti, non c'è nessuno. Un deserto che fa male al cuore. Lo dicono tutti. La cameriera, il passante, il tassista, il vigilante del Casinò chiuso da cinque mesi.
Davanti alla statua di Mike Bongiorno, dove di solito c'è la fila per farsi un selfie, nessuno. In giro solo qualche vigilantes, poliziotti municipali, carabinieri e gruppi di inviati della Rai con il pass attaccato al collo che pascolano riempendo con loro accento romanesco il silenzio, il vuoto.
La metafora di questo Festival fantasma che non si è voluto rinviare a quando la morsa del virus sarà meno pesante sono i numeri: si calcola che gli introiti saranno solo il 5% di quanto si poteva incassare spostando il Festival di qualche mese, forse ad ottobre, quando l'effetto dei vaccini avrebbe potuto regalare meno tensione e meno restrizioni.
Perdere il 95% degli introiti per una città che da cinque mesi ha già dovuto fare i conti con la chiusura del casinò è pesantissimo.
La Federazione degli alberghi dice che, contrariamente a quanto accadeva gli altri passati quando si registrava il tutto esaurito, in questi giorni sono occupati solo mille degli undici mila posti letti negli alberghi e nelle altre strutture ricettive.
Parlano anche i numeri dei giornalisti accreditati: un centinaio rispetto ai mille e 500 degli anni passati. Numeri di una sconfitta annunciata per Sanremo e i sanremesi, anche se le ipnotiche canzonette del Festival, come al solito, potranno regalare un po' di evasione al resto degli italiani seduti davanti alla tv.
Alle 21 di ieri sera, alla vigilia della gara che prenderà il via domani, martedì 2 marzo, davanti all'Ariston, nella centralissima via Matteotti, non c'è nessuno. Un deserto che fa male al cuore. Lo dicono tutti. La cameriera, il passante, il tassista, il vigilante del Casinò chiuso da cinque mesi.
Davanti alla statua di Mike Bongiorno, dove di solito c'è la fila per farsi un selfie, nessuno. In giro solo qualche vigilantes, poliziotti municipali, carabinieri e gruppi di inviati della Rai con il pass attaccato al collo che pascolano riempendo con loro accento romanesco il silenzio, il vuoto.
La metafora di questo Festival fantasma che non si è voluto rinviare a quando la morsa del virus sarà meno pesante sono i numeri: si calcola che gli introiti saranno solo il 5% di quanto si poteva incassare spostando il Festival di qualche mese, forse ad ottobre, quando l'effetto dei vaccini avrebbe potuto regalare meno tensione e meno restrizioni.
Perdere il 95% degli introiti per una città che da cinque mesi ha già dovuto fare i conti con la chiusura del casinò è pesantissimo.
La Federazione degli alberghi dice che, contrariamente a quanto accadeva gli altri passati quando si registrava il tutto esaurito, in questi giorni sono occupati solo mille degli undici mila posti letti negli alberghi e nelle altre strutture ricettive.
Parlano anche i numeri dei giornalisti accreditati: un centinaio rispetto ai mille e 500 degli anni passati. Numeri di una sconfitta annunciata per Sanremo e i sanremesi, anche se le ipnotiche canzonette del Festival, come al solito, potranno regalare un po' di evasione al resto degli italiani seduti davanti alla tv.
IL COMMENTO
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