“Presidente Mario Draghi, raccolga il nostro grido di dolore”: è con questa richiesta che Primocanale riporta in prima serata, questa sera a partire dalle 21, il drammatico tema dell’isolamento della Liguria.
Stretta tra autostrade fatiscenti e pericolose, un’offerta ferroviaria sprovvista di alta velocità e, dal Covid in poi, gravemente insufficiente e da un aeroporto dimenticato da Alitalia, la Liguria continua il suo perenne lockdown. I decreti governativi che impediscono gli spostamenti, per i liguri non sono nulla di nuovo: muoversi dalla nostra regione è sempre stato impossibile.
I tempi di percorrenza delle autostrade sono da molto tempo intollerabili: strisce continue di cantieri caratterizzano tutte le tratte, dalla A12 (in parte governata dalla Salt), al nodo di Genova (in concessione ad Autostrade per l’Italia) all’Autofiori, guidare in Liguria è un percorso a ostacoli. Una situazione che, dal drammatico crollo del ponte Morandi, non ha mai trovato una vera soluzione: i lavori, giudicati indispensabili anche a livello ministeriale, sono impattanti quanto tardivi. Chiusa nella sua sedicente immunità, Aspi fa e disfa come vuole, pianifica senza un confronto e tiene conto delle sue esclusive esigenze: i cantieri bloccano la città capoluogo per ore e rendono ogni viaggio un pericoloso terno al lotto.
E anche quando società autostrade prova a mettere qualche pezza qua e là combina guai enormi: come sul viadotto Bisagno, posto a strapiombo su un centro abitato che convive da anni con bulloni, sassi e canaline che piovono sulle teste. Al punto che una società partecipata da Autostrade, Pavimental, ha avuto il coraggio di dedicare un numero di telefonino che dà istruzioni a coloro che vogliano “uscire di casa in sicurezza”. Una telefonata allunga la vita, come diceva lo spot.
E mentre la Liguria ancora piange i 43 morti del Morandi e si lecca le ferite per il collasso economico, quando ancora ricordiamo i massi piovuti dalla galleria Bertè, il viadotto crollato sulla A6, le barriere fonoassorbenti farlocche montate e smontante con grave pregiudizio della viabilità e dell’umore dei residenti del circondario, le onduline da smontare ogni tre mesi per favorire improbabili controlli in gallerie che sembrano la cascata delle Marmore, la politica nazionale gigioneggia sulle concessioni, rimandando sine die una decisione che pareva scontata. Si continua a trattare su miliardi che sembrano noccioline mentre al tribunale di Genova il secondo incidente probatorio scoperchia un sistema che prima sarà giudicato dalla legge degli uomini e poi, inevitabilmente, da quella di Dio.
Ma spostarsi prendendo un treno non è una scelta destinata a un risultato migliore: il Covid ha portato anche Trenitalia a ricordarsi di essere un’azienda commerciale e in barba a ogni logica di servizio pubblico ha tagliato con l’accetta l’offerta da e per la Liguria. Mentre il Frecciarossa Roma-Milano continua a essere un fiore all’occhiello di veloce puntualità, un viaggio da Genova alla Capitale è spesso un percorso a tappe o, nella migliore delle ipotesi, un’odissea. Nessun professionista romano che voglia essere a Genova in tempo per un cappuccino può pianificare la partenza nella stessa mattina, come ben sappiamo noi a Primocanale dopo avere avuto la brillante idea di invitarne uno per un convegno.
E poi c’è la chicca Alitalia, che è servizio pubblico e compagnia di bandiera quando si tratta di rastrellare i fondi degli italiani per alimentare il suo allegro carrozzone ma diventa un vettore come tanti quando viene il momento di farsi i conti in tasca: nell’anno del Covid un volo per Roma è diventato più raro di un gratta e vinci fortunato e anche adesso che Alitalia ha reintrodotto il doppio volo giornaliero tra il Colombo e Fiumicino (dal 2 aprile, per la verità) si è dimenticata di fare la stessa cosa al contrario. Così il solito professionista romano che voglia raggiungere la Liguria deve necessariamente mettere a budget una notte in albergo. Intanto, mentre lui dorme e spende, nei palazzi romani continua la questua miliardaria per dare vita all’ennesima versione della compagnia: si chiamerà Ita, costerà un’altra vagonata di miliardi e probabilmente lascerà i soliti ‘puffi’ in giro per l’Italia, Genova compresa. Ve li ricordate i ‘capitani coraggiosi’?
Ecco perché a Primocanale ci appelliamo a Mario Draghi: è per noi l’ultima speranza di mettere mano a questo sfacelo, di ridare dignità alla nostra martoriata regione e dare seguito a quella richiesta di continuità territoriale che avanziamo, invano, da tanto tempo.
Stasera ne parleremo in tv: gli ospiti rappresenteranno la comunità locale, istituzioni e società civile. Ma ampio spazio sarà garantito alle vostre opinioni, con interviste ad automobilisti e trasportatori bloccati nel traffico e con i vostri messaggi in diretta. Insieme rappresentiamo la forza di questo territorio: non vogliamo arrenderci alla volontà di chi ci vuole deboli, poveri e isolati. Facciamo sentire tutti assieme la nostra voce. Vi aspettiamo alle 21.
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Liguria isolata, l'appello di Primocanale a Mario Draghi
Questa sera alle 21 trasmissione dedicata all'isolamento della nostra regione
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