“La verità sulla morte di Martina è iniziata a emergere dopo il nostro esposto al tribunale di Genova grazie al sostituto procuratore Biagio Mazzeo e ai suoi uomini, ma ci sono voluti dieci anni per arrivare a una sentenza, e questo non va bene, la giustizia non può giocare a scacchi con la vita delle persone per così tanto tempo".
Seduto nel salone del circolo aziendale dei lavoratori dell'autorità portuale di San Benigno appare finalmente quasi sereno Bruno Rossi, il papà di Martina, lla ragazza morta a vent'anni nell'agosto del 2011 precipitando dal sesto piano dell'Hotel Sant'Ana, a Palma di Maiorca.
Per il decesso della donna la corte di appello di Firenze dopo dieci anni di indagini e processi ha condannato due giovani di Castiglion Fibiocchi (Arezzo), Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, a tre anni per tentata violenza sessuale, mentre è caduta in prescrizione l'accusa di morte in seguito di un altro reato.
Martina, dicono i giudici, è morta per sfuggire ad una violenza sessuale. La prova il fatto che è precipitata dal punto più vicino al balcone dell'appartamento adiacente e non dal centro, come avrebbe fatto se si fosse gettata nel vuoto.
“Martina è nata dopo ventisei anni che io e la sua mamma eravamo insieme, una persona voluta, desiderata, aspettata.”
Lei ha usato un termine molto bello e delicato: Martina ha vissuto meno di una farfalla, perchè le farfalle vivono un giorno, cosa voleva dire?
“Tutte le sue esperienze sono state belle ma anche così brevi. Ricordo l'ultima notte quando forse per la prima volta in vita sua aveva conosciuto a ballare un ragazzo di Urbino che si chiama Mattia, riservato che non è mai apparso, solo una volta per dire ai carabinieri che sono io il ragazzo che con il tatuaggio di Dalì e che ho dato un bacino a Martina. Ecco Martina ad un giovane appena conosciuto poteva al massimo dare un bacino, ma era difficile, lei era come sua mamma, dava un valore alto al sesso, come deve essere. Io non sono un cattolico, ma su certe cose la penso in maniera tradizionale"
Bruno poi torna alle lungaggini della giustizia Italiana:
"Ci vogliono dieci anni per dare il modo ad accusa e difesa di provare le proprie ragioni. C'è la necessità di cambiare alcune regole e ancora il rapporto ancora pregnante nella nostra società dove la donna rimane ancora in un angolo anche se ha fatto dei passi avanti, e poi nei rapporti con gli uomini c'è ancora tanta stupidità. Prima parlando di quanto accaduto nell'hotel posso avere dato l'impressione di essere un bacchettone, ma non è così, ci può stare anche questo, ma non può essere la regola. L'amore non può essere un gioco, l'amore è troppo importante".
Martina era iscritta ad Architettura a Milano, cosa sognava...
“Sognava, sognava, suo nonno era uno stucchino, un decoratore, aveva delle mani grandi che sembravano delle pale, io e lui a Imperia eravamo riusciti a farci una casa che aspettava di essere riempita e che poi ci aveva dato la gioia del suo arrivo. Le sue capacità di disegnare, ma ne parleremo di Martina, perchè lei non deve morire, suo papà può morire, ma lei non deve morire.”
Cosa direbbe ai due giovani accusati della morte di Martina?
"Io non provo mai rancore, ma queste due persone hanno lasciato Martina 45 minuti agonizzante in una vasca, nessuno è andata ad aiutarla, neanche le due amiche, si è mosso solo il portiere dell'albergo, neanche con un gatto si fa così, ma perchè? perchè?".
Lei si è sempre battuto con i deboli come è cambiata la sua vita dopo questa tragedia?
“Io sono nato debole, da bambino mi lavavano nei lavandini di marmo, ma non accetto che si calpestino i diritti delle persone, non accetto i prepotenti".
Lei un anno fa a telecamere spente mi aveva detto che non accetterà mai che quei due ragazzi possano essere assolti: cosa vuole dire?
"Non lo accetterò mai che la società non possa garantire la giustizia. Questi due ragazzi ogni volta che parlano tirano fuori delle bugie e poi le loro affermazioni diventano tema di discussione. Per questo sino a che vivo chiederò conto alla politica. Sono andato dal ministro della Giustizia Bonafede a chiedere perchè i giudici avevano potuto assolvere i due giovani. La verità è emersa grazie ai poliziotti della procura di Genova che grazie alle rogatorie internazionali hanno ascoltato i ragazzi testimoni della tragedia mentre la difesa dei due imputati li ha accusati di avere sperperato i soldi dello stato. Ma poi li abbiamo potuti condannare grazie a quei ragazzi che hanno raccontato cosa avevano sentito quella notte".
Lei ha parlato e lodato in particolare un funzionario di polizia, Luca Capurro, allora a capo della polizia giudiziaria della procura (ora dirigente del commissariato di Chiavari)...
"Sì un grande uomo, è stato lui a riaprire le indagini quando ha visto il fascicolo e a vedere le bugie e ha detto: fermate un po', vediamo bene. Ha parlato con il dottor Mazzeo (il magistrato titolare dell'indagine) e questi poliziotti che hanno fatto luce sono diventati per gli avvocati della difesa dei torturatori perchè li hanno interrogati per tre ore".
Spesso nelle manifestazioni di piazza poliziotti e operai sono contrapposti: in questo caso la polizia vie è stata molto di aiuto?
"Ma quanta brava gente c'è fra i poliziotti, ricordo che da ragazzo durante le contestazioni in una manifestazione davanti alla questura un poliziotto mi stava per colpire con il manganello in testa ma poi si era fermato, è bastato che io me ne andassi, questa è umanità".
Lei ha parlato della violenza sulle donne: l'ultimo fatto di cronaca di cui parla molto riguarda il figlio del politico Beppe Grillo accusato di violenza sessuale. Il papà ha fatto un video per difenderlo..
“Non ne vorrei parlare, il dolore che può provare questo padre è grande. Aldilà del fatto, quando si parla di amore di gruppo io non capisco, sono contrario, anche se sono consenzienti, ma se lui ha convinto il 30% di italiani a votarlo e nello stesso tempo durante questo suo sfogo avrà capito che diceva stupidaggini, come capita a me quando parlo. Anche se oggi sono abbastanza sereno e più sereno delle cose e spero di essermi fatto capire come non avevo mai fatto prima".
Ha sentito l'abbraccio dei genovesi?
"Sì, è difficile camminare senza essere fermato, "Lei è il papà di Martina", questa è la mia città a cui voglio tanto bene, e siamo nel porto a cui voglio ancora più bene, io sono un cittadino del mondo, una persona che le bandiere, le nazioni, gli italiani.. penso che siamo tutti simili e che la società non si può dividere così, fra ricchi e poveri"
cronaca
Il papà di Martina Rossi a Primocanale: "La giustizia gioca a scacchi sulle vite della persone"
"Troppi dieci anni per la verità sulla morte di mia figlia Martina"
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