sport

L'ex patron dello Spezia aveva finanziato il collega nella scalata al club gialloblù
1 minuto e 7 secondi di lettura
 Ha radici liguri l'inchiesta per autoriciclaggio aperta a carico del presidente del Verona Maurizio Setti. L'indagine che ha portato al sequestro di 6,5 milioni a carico di Setti, indagato per autoriciclaggio e appropriazione indebita, nasce dal contrasto tra lo stesso Setti e Gabriele Volpi, finanziere, ex presidente dello Spezia Calcio, portato in A nell'agosto dello scorso anno e ceduto a gennaio allo statunitense Robert Platek.

La richiesta di sequestro della Procura muove proprio dall'iniziativa nella qualità di creditore di Volpi che, sottolinea il Gip Sandro Pecorella, "ha indubbiamente finanziato Setti nella sua impresa di prendere in gestione la società di calcio".

Setti, infatti, "per acquistare e gestire la società Hellas Verona si è interamente fatto finanziare da società riconducibili a Volpi" osserva ancora il giudice nel provvedimento di sequestro. A fronte della controversia tra Volpi e Setti, che ha dato luogo a un contenzioso civile culminato in richieste di fallimento di società, accolte in primo grado e poi respinte in appello, da parte di Setti c'è stata una serie di ripetuti trasferimenti della partecipazione sociale dell'Hellas Verona "che allo stato non paiono giustificati da altra ragione se non quello di vanificare i tentativi del suo contradditore di recuperare il credito", per cui Volpi ha vittoriosamente instaurato un giudizio civile in Lussemburgo, nel 2018.