
Le accuse del Codacons nascono da un’intercettazione telefonica, effettuata dai carabinieri di Grosseto, nella quale è contenuta una conversazione tra Cristina Porcelli, avvocato di Costa Crociere e Paolo Parodi, ispettore tecnico, Fleet Superintendent dell’unità di crisi della stessa compagnia. L’avvocato Porcelli chiede a Parodi una consulenza su una nave di prossima consegna segnalando a Parodi il problema a una ‘boccola’ che si surriscalda e rischia di prendere fuoco: “Possiamo ritirare la nave in queste condizioni?”, è la domanda dell’avvocato.
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Parodi risponde che in questi casi non esiste “o bianco o nero” e che molto dipenderà dal tipo di prove a mare a cui la nave sarà sottoposta: “Se si fanno prove severe è un conto ma se si fanno blande è un altro discorso”, dice lui. Che aggiunge: “Il Rina fa tutto quello che vuole Fincantieri, secondo me si faranno delle prove finte poiché è nell’interesse di tutti”. L’avvocato Porcelli a questo punto lo interrompe e gli fa presente che non è un problema suo se qualcuno di Costa deciderà di sottoporre la nave a una prova finta e “che chi lo deciderà, se tra sei mesi la boccola si brucia, si assumerà le proprie responsabilità”.
La conversazione, in effetti, è agghiacciante: un ente certificatore terzo come il Rina è disponibile, magari per compiacere un cantiere che ha fretta di consegnare o un armatore che ha bisogno della nave, a falsare le prove di sicurezza? Chi si imbarca sulle navi può fidarsi dei controlli che sono stati fatti fino ad oggi? Quanto sono realmente severi questi controlli?
A questo proposito il Rina, attraverso una nota ufficiale, respinge ogni accusa: "L’iniziativa del Codacons è quantomeno temeraria dal punto di vista legale. L’intercettazione è del 2013, già ampiamente diffusa, e non vede coinvolto nessun dipendente Rina: probabilmente anche per questo non è mai stata utilizzata in sede giurisdizionale”. Il Rina precisa inoltre di non essere mai stata coinvolta nelle indagini su Concordia e Norman Atlantic e che le indagini della Procura su alcune presunte irregolarità in altri casi non sono ancora concluse. "Non è la prima volta - conclude il Rina - che il Codacons avanza richieste fantasiose nei nostri confronti”.
Il Codacons, per questo, chiederà che tutte le navi oggetto dell’inchiesta vengano fermate e controllate: la palla passa, adesso, al ministero delle Infrastrutture e, parallelamente, alla Procura di Genova che sta continuando a indagare.
IL COMMENTO
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