Il Salone Nautico di Genova è la kermesse del rilancio, un segnale positivo a tutta Italia: anche se la pandemia non è finita e il virus del Covid per nulla sconfitto, non soltanto si può, ma proprio si deve ripartire. E la mostra delle barche, quelle da sogno e i natanti alla portata delle tasche ordinarie, è l'ideale: ci sono i ricchi che i salotti galleggianti possono permetterseli e gli operai che li costruiscono, passando attraverso gli architetti e gli ingegneri che li progettano e quanti si occupano sia delle strumentazioni necessarie sia degli optional.
Per Genova il Nautico era e rimane qualcosa di grandioso. Dico di più: lo è per la Liguria e lo è per il Paese. Non avevo alcuna voglia di unire la mia voce a quante, ora autorevoli ora meno, stanno celebrando il successo del Salone. Mi sono deciso quando ho letto l'articolo di Manzitti sulla memoria corta dei genovesi nell'intitolazione di vie e piazze. Che cosa c'entra? C'entra. Ora che fila tutto a meraviglia sarà anche da Pierino farlo, ma non voglio avere la memoria corta sul Nautico e non voglio consentire che l'abbiano quanti hanno tramato per affondarlo, immaginando anche di trasferirlo altrove. Per esempio, a Venezia.
Oggi le due città collaborano, hanno stretto un patto grazie all'azione comune del governatore ligure Giovanni Toti e del sindaco della Serenissima, Luigi Brugnaro. Però non dimentico che la capitale della Laguna era una candidata a ospitare il Nautico alternativo, che poi sarebbe dovuto diventare quello vero.
Tutta responsabilità di una lotta di potere che si consumava fra imprenditori del settore e che vedeva in causa anche la politica. Di questo e di molto altro potrei chiamare a testimone la direttrice di Confindustria Nautica, Marina Stella, una che si è battuta in lungo e in largo affinché il Salone, il Salone di Genova, sopravvivesse agli scossoni dei momenti più difficili. Oppure potrei citare Carla Demaria, amministratore delegato di Saloni Nautici, una vera lady di ferro.
La storia è finita bene perché hanno avuto il sopravvento le persone che guardavano oltre il proprio orticello e badavano all'interesse primario di Genova e del Paese tutto. Qui potrei citare Saverio Cecchi, presidente Confindustria Nautica, e tutto il suo entourage per il gran lavoro fatto. Infatti, diciamocelo con franchezza: se il Nautico fosse migrato avrebbe perso il suo fascino. E con esso tutto il resto.
È andata bene, dicevo. E dunque godiamoci il successo strepitoso di questa edizione, pronti a celebrare un miglioramento in quella che verrà. E avanti così, nel tempo. Perché è possibile, anzi probabile. Come dimostra il coinvolgimento di Genova nella Ocean Race.
Resta una condizione: non riaccada mai più che qualcuno trami contro il Salone di Genova. Semmai, si prenda esempio proprio dall'accordo fra la Superba e Venezia: collaborare è la cosa migliore. Anzi, dato l'argomento: bisogna remare tutti nella stessa direzione. Oggi sembra normale, superfluo dirlo. Nei fatti, non è scontato.
porti e logistica
Nautico dei record, ma Genova non scordi che volevano affondarlo
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