Nomi e cognomi non sono importanti. Lo diventerebbe, invece, affrontare la questione in modo serio, tanto a livello nazionale quanto sul piano locale. Non che ci siano elementi per affermare che questo non avvenga, ma certamente ne esistono a sufficienza sul riscontro di difformità, anche, tra comuni limitrofi. Considerato che l’oggetto ruota intorno alla gestione di disabilità rilevante con riferimento a bambini, la riflessione merita una priorità assoluta.
Succede che una famiglia d’alta Valpolcevera sottoponga il caso del proprio figlio a Primocanale. La sintesi dei genitori: “Riceviamo i contributi di accompagnamento e disabilità grave. Rispettivamente 500 e 1200 euro, dunque, pari a 1900 euro al mese. Nostro figlio desidera la partecipazione al centro estivo organizzato dal Comune in cui siamo residenti. Ma qui, al momento dell’iscrizione, intanto, abbiamo scoperto trattamenti differenti dall’ultimo anno quando il Covid aveva consentito maggiori fondi alle varie amministrazioni paesane. Soprattutto, abbiamo scontato difformità di trattamento tra contesti confinanti. C’è chi fa pagare unicamente l'iscrizione alla famiglia, mettendo come Comune la cifra dedicata alla fondamentale persona di sostegno, addirittura per le prime due settimane, e chi addebita l'intero costo di questa persona alla famiglia – 20 euro all’ora - fin dal primo giorno sommandolo all'iscrizione”. In questo secondo caso, si fa leva sul fatto di attingere dal bacino dei 1900 euro asserendo che la somma versata dallo Stato rientro proprio in simili casistiche: 20 euro moltiplicato per 10 ore giornaliere diventano 200 euro, su 5 giorni regalano un totale di 1000 euro. Salasso che rende il centro estivo un lusso.
Poi, la coscienza dei singoli – amministratori o dipendenti comunali - spesso riduce gli importi. Va detto. E pure aggiunto che lo sconto disabilità, anche no. La disparità resta evidente. Già, nomi e cognomi non sono importanti. Lo diventerebbe se da Valpolcevera e Vallescrivia qualche sindaco si facesse promotore di un’azione per uniformare metodi che non possono essere delegati alla sensibilità di amministratori o assistenti sociali di turno. Tanto per essere più chiari, evidentemente, in modo del tutto legittimo,
Savignone e Mignanego (colori politici differenti) si comportano secondo il primo schema con la sindaco Maria Grazia Grondona che aggiunge: “Serve molta prudenza su questi temi e, comunque, per agire in modo differente servirebbero importi di cui non disponiamo”. A comportarsi secondo l’altra metodologia è Campomorone. Il primo cittadino Giancarlo Campora: “Lo consideriamo un dovere a prescindere dalle quote che, obiettivamente, riceviamo da Regione Liguria. Poi, sono d’accordo che servirebbe uniformità. Ma a favore delle famiglie”.
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Disabilità e servizi: sindaci, serve chiarezza
Il caso di una famiglia della Valpolcevera segnalato a Primocanale
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