Anche qui, tuttavia, ci si prepara a venerdì, il giorno in cui scatterà l’obbligo del green pass pure sulle banchine spezzine per lavoratori e autotrasportatori. Secondo le stime dei delegati sindacali la percentuale del personale portuale non vaccinato è al di sotto del 10%, mentre per l’autotrasporto si prevedono altri dati. Resta il problema degli autotrasportatori, soprattutto quelli di provenienza straniera che hanno fatto il vaccino Sputnik oppure Sinovac, che non hanno, dunque, il green pass.
“Siamo ancora in fase di trattative con le aziende per i vari protocolli d’attuazione sugli ingressi con green pass – spiega Gianluca Maggi responsabile Cisl lavoratori e sicurezza per il porto -. Ci sarà un blocco ai due ingressi principali e il 30% verrà controllato, così come prevede il Decreto. Siamo ottimisti perché nei mesi precedenti è stato svolto un lavoro di sensibilizzazione nei confronti dei portuali che ci ha portato a buoni dati in termini di personale vaccinato. Nel porto spezzino operano due realtà, LSCT e Tarros, per un totale di 1.500 lavoratori. Se la media dei lavoratori non vaccinati nei porti è del 20% alla Spezia sono molti di meno”.
“Al momento non sappiamo con precisione quale sarà l’impatto del provvedimento da venerdì. Abbiamo delle stime e nell’autotrasporto sicuramente i lavoratori sprovvisti di green pass saranno molti più rispetto a chi opera internamente al porto - aggiunge Stefano Bettalli di Filt Cgil La Spezia –. Abbiamo aperto un tavolo di confronto sul tema con l’Autorità di Sistema Portuale. Il decreto è divisivo: non impone l’obbligo vaccinale, ma al contrario scinde tra chi è vaccinato e può lavorare e chi non è e deve fare un tampone. Lo spirito della circolare del Ministero dell’Interno va in senso opposto auspicando e invitando le aziende che operano all’interno del porto a pagare i tamponi ai lavoratori. Non siamo contrari a questa indicazione, ma è chiaro che crea discriminazione rispetto a chi si è vaccinato”.
IL COMMENTO
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