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Ferrero a rischio fallimento, causa di lavoro con Osti, tifosi assenti, giocatori distratti
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Sei punti sui ventiquattro disponibili, tredici gol subìti nelle ultime quattro partite, con un bilancio di un pareggio e tre sconfitte. E’ un momento complicato per la Sampdoria di Roberto D’Aversa, che all’inizio del campionato aveva ostentato grande ottimismo lanciando addirittura l’obiettivo di migliorare i 52 punti dell’anno scorso ottenuti sotto la guida di Ranieri. Il presidente Ferrero aveva aggiunto il carico, “chiedendo” la vittoria della Coppa Italia.




E anche il giusto alibi del calendario difficile adesso non regge più: con Udinese e Cagliari alla Samp non è andata meglio che contro Inter e Juventus (o Napoli). Inoltre, quei calciatori trascurati (secondo i vertici societari) da Ranieri e che avrebbero invece dovuto essere valorizzati da D’Aversa stanno compiendo il percorso inverso: Damsgaard tra prestazioni anonime e recente infortunio ha perso appeal, Askildsen alla prima da titolare, proprio a Cagliari, è sembrato un pesce fuor d’acqua. Persino Audero, assoluto protagonista nel precedente campionato grazie ad un rendimento altissimo, sta vedendo scemare la sua quotazione. Il giovane talento Ihattaren, per quanto di proprietà della Juventus, si è ribellato alle mancate attenzioni nei suoi confronti mollando la barca sotto la probabile regia del suo abile procuratore Raiola.




Nulla è compromesso, sia chiaro, la stagione è lunghissima, ma essendo la squadra più o meno la stessa di un anno fa
(con Caputo al posto di Keita), il bilancio attuale appare magro, povero. Neppure il ricorso a tre moduli di gioco differenti (dal 4-2-3-1 iniziale al 4-4-2 sino al 4-3-3 di Cagliari) ha prodotto risultati significativi. Tant’è che attorno alla panchina di D’Aversa hanno già cominciato ad aleggiare attraverso i siti di mercato le solite “voci” relative ad un possibile avvicendamento con altri allenatori (Pirlo, Maran e Giampaolo, che peraltro non tornerebbe mai) in caso di sconfitta nel derby ligure di venerdì sera contro lo Spezia.




Ma tralasciando per un attimo le questioni tecnico-tattiche, probabilmente è anche ad altri livelli che alla Sampdoria servirebbero un po’ di chiarezza e stabilità. Nelle scorse settimane sono infatti accaduti episodi che in altre ere geologiche, calcisticamente parlando, avrebbero fatto molto più rumore di quello che in realtà hanno sollevato. In primo luogo, l’imminente rischio fallimento della società immobiliare e cinematografica del gruppo Ferrero: il 27 ottobre si saprà se il Tribunale omologherà la richiesta di concordato preventivo oppure, accogliendo le contestazioni di un creditore (l’istituto finanziario svedese Hoist), aprirà la procedura di fallimento per Eleven Finance srl. Nulla che abbia direttamente a che fare con la Sampdoria, che tra l’altro è fiduciosa nell’esito positivo della vicenda, ma in caso di rovescio non si tratterebbe comunque di una bella notizia per colui che della Sampdoria è il presidente.



In secondo luogo, la causa di lavoro con il direttore sportivo Carlo Osti,
dirigente di lunghissima data, prima con Garrone e poi con Ferrero stesso. Una situazione non inedita per il calcio italiano ma nemmeno così usuale. In ultimo, il surreale episodio avvenuto due giovedì fa a Bogliasco, quando D’Aversa, in epoca di skype, zoom e videochiamate, ha dovuto interrompere l’allenamento per precipitarsi in carne ed ossa a Milano ad un vertice convocato dal presidente Ferrero. Forse “solo un problema di comunicazione”, come ha spiegato l’allenatore, ma comunque un problema, divenuto poi di pubblico dominio.



In questo contesto il neo direttore sportivo Daniele Faggiano, nell’ultima intervista rilasciata ad un quotidiano, ha parlato apertamente di “alti e bassi con Ferrero, anche se il rapporto sta crescendo”. Visti i precedenti di Braida, Pradé, Sabatini, Pecini ed Osti... forse i bassi sono superiori agli alti.




Ultima, ma non ultima, la questione tifosi che, pur senza entrare nel merito delle ragioni, hanno di fatto quasi completamente abbandonato la squadra, al punto che il “Ferraris” è lo stadio più vuoto d’Italia quando ci giocano i blucerchiati. Questioni ideologiche, "politiche", autoreferenziali, contestatarie verso il presidente, chi più ne ha più né metta, il risultato è la desolazione più totale.  



Insomma, quel che sta succedendo alla Sampdoria, in campo e fuori, non è un dramma da copertina, ma interpretarlo come un campanello d’allarme da non sottovalutare potrebbe essere meglio che continuare a fare finta di niente e nascondere la polvere sotto al tappeto. Prima che sia troppo tardi per rimediare, visto che il tempo per mettere chiarezza e ordine, non soltanto in classifica, c’è.