Il ministro delle Infrastrutture, il professor Enrico Giovannini, in due recenti interviste ha affermato: "Siamo pronti a far partire i lavori per la Gronda di Ponente" a Genova e che "stiamo investendo tanto, non accadeva dal 2008".
Premesso che il giudizio sulle capacità di un ministro di far ripartire le opere pubbliche lo si potrà dare a consuntivo; in merito alla Gronda di Ponente vorrei richiamare l'attenzione sulla vicenda del Nodo di Genova offrendo una ricostruzione dei fatti secondo quanto realmente avvenuto.
Ricordo bene la riunione del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) del 23 dicembre 2001 quando il Governo di allora decise di approvare e finanziare sei opere strategiche. Si trattava del Passante di Mestre; il nodo ferroviario Bologna–Firenze; la terza corsia del Grande Raccordo Anulare (GRA) di Roma; l'autostrada Salerno–Reggio Calabria; l'autostrada Palermo–Messina; il nodo autostradale di Genova, comprensivo della Gronda di Ponente (da Arenzano a Genova Bolzaneto e da Genova Bolzaneto a Chiavari).
Le prime cinque opere strategiche sono state realizzate compreso la tanto criticata autostrada Salerno–Reggio Calabria. Il nodo di Genova no! Dopo vent'anni ci troviamo a discutere solo sulla Gronda di Ponente. La Gronda di Ponente fin dal 2001 era autofinanziata in quanto il sedime previsto nel progetto iniziale si trovava a meno di 40 chilometri dall'esistente e quindi, per quanto disposto dalle direttive comunitarie, la società Autostrade spa avrebbe avuto il diritto di realizzare la nuova opera in autofinanziamento (Project Financing) ottenendo come compensazione un lieve aumento delle tariffe da spalmare su tutta la sua rete nazionale. La Gronda di Levante necessitava di un contributo di un miliardo e per questo si pensava di coinvolgere operatori privati utilizzando le norme del Project Financing.
Perché dopo vent'anni siamo ancora al palo? Bisognerebbe chiederlo ai sindaci e ai presidenti della Regione che si sono alternati al governo di queste istituzioni dal 2001 agli anni più recenti. Era chiaro fin dal 2001 che per liberare la città metropolitana di Genova dall'intenso traffico non si doveva realizzare la sola Gronda di Ponente ma il nodo di Genova nella sua completezza. Occorreva riprendere l'idea progettuale di una grande tangenziale esterna alla città facendo diventare l'attuale sedime autostradale che partisse da Chiavari passando per Rapallo, Recco, Genova e fino ad Arenzano con una strada senza pedaggi a servizio dell'area metropolitana genovese.
Oggi si parla del tunnel della Fontanabuona inserito nelle opere dell'accordo con Autostrade spa, la mia convinzione è che il tunnel non risolverà i problemi della Fontanabuona. La Fontanabuona può davvero risollevarsi recuperando il progetto del 2001 e cioè realizzando la gronda di Levante da Genova–Bolzaneto a Chiavari un'autostrada che dovrebbe correre in parallelo all'autostrada attualmente esistente.
cronaca
La gronda non basta, va ripensato l'intero nodo di Genova
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