Senza gli infortunati Verre e Damsgaard – quest’ultimo vittima di un duplice malanno al ginocchio – oltre al desaparecido Ihattaren, lo sballottato D’Aversa dovrà cercare di mettere insieme i cocci di una Samp che dà complessivamente l’impressione di essere allo sbando e scollegata tra i reparti: società, squadra, allenatore, ognuno pare viaggiare per conto proprio.
E’ pur vero che non è il caso di fare drammi: nove punti sono pochi ma non pochissimi, quelli attuali rispetto allo scorso anno sono solo due di meno e in caso di successo con il Bologna la Sampdoria ne avrebbe uno in più rispetto all’ultimo campionato di Ranieri.
D’altro canto 23 reti al passivo in 11 partite sono il segnale di una formazione sbilanciata e non equilibrata. Vedere a Torino l’onesto Thorsby, unico vero incontrista del centrocampo, agire a tratti da trequartista è stato imbarazzante. Constatare che l’unico schema offensivo sta diventando il lancio lungo di Audero per la sperabile spizzata di testa del norvegese anche.
D’Aversa deve ritrovare la strada maestra per un campionato tranquillo, i giocatori hanno il dovere morale di percorrerla. Ma bisogna fare presto perché ci vuole davvero un niente a ritrovarsi nella melma sino al collo.
Dopo il Bologna, ci saranno prima la sosta e poi la Salernitana fuori ed il Verona in casa. Il trittico della verità. Ma se la panchina sarà interamente appannaggio di D’Aversa o di qualcun altro al suo posto dipenderà dall’esito di domenica pomeriggio.
IL COMMENTO
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