
L’ineluttabilità della fusione, descritta da Francesco Guido, ha due ragioni fondamentali: “La prima è perché il nostro azionista di maggioranza è il Fondo Interbancario, che rappresenta il sistema creditizio nel suo insieme e non può detenere partecipazioni di lungo termine. C’è poi un elemento di sostanza: nell’attuale scenario non c’è spazio per banche generaliste di piccole o medie dimensioni. Noi siamo un istituto di medie dimensioni e, fatto che vale per ogni banca del Paese, abbiamo visto contrarre fortemente le nostre marginalità: tutti gli attori devono dunque riuscire a scaricare la redditività sulla platea più ampia possibile, per questo è necessario procedere alle fusioni. Non è un tema di necessità esclusivo di Carige, vale per tutti”.
Nel frattempo la banca ha fatto registrare un rimbalzo positivo in tutti i numeri fondamentali: “I dati sono molto positivi – spiega l’Ad - da inizio 2020, cioè da quando il nostro istituto è tornato in gestione ordinaria, abbiamo ottenuto due grandi risultati che sono forse passati inosservati: una forte discontinuità rispetto al passato, con performance commerciali che oggi possiamo anche vedere trascritte nel conto economico, e una grande capacità operativa che ha permesso in qualche caso di superare, centrando anche qualche record, i risultati delle banche concorrenti”.
Guido racconta alcune delle performance più eclatanti: “Nei prestiti post Covid, quelli assistiti dallo Stato, abbiamo generato un volume tre volte superiore a quello della nostra quota di mercato. Sul fronte del sostegno finanziario all’ecobonus, poi, siamo riusciti a gestire la metà del volume totale generato in Liguria. Sono elementi – spiega l’Ad – che caratterizzano il nostro impegno sul territorio e che garantiscono, a cascata, buoni effetti sui nostri conti: per la prima volta, con la fine del terzo trimestre, abbiamo fatto registrare il segno più ai nostri proventi operativi riuscendo, nel contempo, a diminuire i costi generali e di governance. Possiamo guardare al futuro con molta fiducia”.
In attesa di capire quale grosso gruppo bancario possa rappresentare quella nuova dimensione di cui parla Francesco Guido: “Un dimensione – conclude – che sarà utile non solo alla banca ma all’intero territorio”.
IL COMMENTO
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