Walter Veltroni sta ringiovanendo le liste del partito democratico. Silvio Berlusconi apre le porta del suo partito delle libertà agli under 40. Tutto bene, anzi benissimo. Ma l’esperienza può servire. Non credo sia ragionevole, nello spirito del rinnovamento, rinunciare per una mera questione di carta d’identità, a valori che servirebbero a ricostruire un Paese che deve essere ricostruito, come si fece nel dopoguerra.
La scelta di chi trattenere e di chi cambiare non è facile. Non si può affidare tutto a un numero di legislature che per alcuni personaggi può essere davvero già troppo abbondante, per altri no. Mi riferisco ai deputati e senatori che hanno allo spalle una professionalità che sta al di fuori della politica: un medico per esempio, uno scienziato o un avvocato. Un letterato o un economista. Sarebbe forse opportuno che oltre ai dati anagrafici funzionassero anche le capacità delle professioni che stanno al di fuori di una carriera esclusivamente politica, o peggio, partitica.
Il discorso vale anche a livello locale. Chi tagliare? Chi salvare? In queste ore è in corso un frenetico intreccio di telefonate di big che sentono la loro poltrona che vacilla. Ci sono casi sia nel centro desta che nel centro sinistra. La speranza è che non si butti dal finestrino un bagaglio di esperienze che servono alla ricostruzione. Quindi che chi deve fare le liste non apra solo la carta di identità o non conti soltanto i serbatoi elettorali legati al territorio. E la speranza è che, se qualcuno bravo dovrà essere escluso solo per i capelli bianchi, possa essere recuperato a livello di collaborazione o nella compagine governativa che dovranno preparare i vincitori.
Facce nuove, d’accordo. Ma che dietro le belle facce senza rughe ci sia qualcosa d’altro. E che insieme alle tante facce nuove resista anche qualche cervello più maturo.
IL COMMENTO
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