Politica

1 minuto e 34 secondi di lettura

Dopo l'annuncio che il Gay Pride 2009 si farà a Genova il prossimo anno, a giugno, arrivano le prime reazioni politiche. Gianni Plinio, capogruppo regionale di An, ha annunciato stamattina che promuoverà un comitato denominato “Gay Pride a Genova? No grazie” e di aver chiesto al sindaco e al Presidente della Regione di non concedere i rispettivi patrocini alla manifestazione. “E’ una carnevalata oscena e blasfema che mortifica la città – dice Plinio - Occorre impegnarsi per tempo alfine di impedire per le vie genovesi una sconcia esibizione che, nelle più recenti edizioni, si è contraddistinta per becera immoralità e gratuite offese al Papa e alla Chiesa Cattolica . Secondo Plinio la scelta di organizzare a Genova la “Giornata dell’orgoglio omosessuale” è stata fatta come "provocazione nei confronti del Presidente della Cei Angelo Bagnasco che è anche l’Arcivescovo della città". "Sono certo che al Comitato per dire No al Gay Pride genovese - spiega il capogruppo di An - aderiranno tanti cittadini che, al di là delle singole appartenenze politiche, ritengono che una siffatta parata scollacciata di esibizionisti non giovi assolutamente alla causa gay che è tutt’altra cosa”. Sul fronte opposto interviene Antonio Bruno, capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio comunale a Genova: "Appena si è diffusa la voce che l'evento si svolgerà a Genova - dice Bruno - subito si sono levati alti strilli da parte di fondamentalisti e pruriginosi uomini politici della destra". "Per quanto ci riguarda - dicono da Rifondazione - riteniamo che Genova sia in grado di poter gestire una manifestaizone politica come il Gay Pride, come negli anni passati è riuscita agestire adunate di alpini e la visita del Pontefice. Tutto il resto fa parte di una concezione autoritaria, perbenista e un po' complessata".