Vogliamo, con questo documento, interpretare le preoccupazioni diffuse per la prospettiva e la stessa capacità di tenuta del PD. Ci sembra, infatti, che il progetto di questo nostro nuovo partito sia insidiato da due concomitanti processi di erosione della sua consistenza e della sua stessa credibilità. In primo luogo rischiamo di disperdere, per eccessi di verticismo e per la logica di chiusura autoreferenziale seguita dai gruppi dirigenti, il patrimonio di attenzione che si era creato all’atto della fondazione del nuovo partito.
Eravamo riusciti a suscitare emozione ed attenzione con il coinvolgimento, fuori dai tradizionali schemi della politica, di milioni di cittadini. Molti giovani e molte donne si erano avvicinati a quella che appariva e voleva essere una vera novità, e che così era stata colta ed apprezzata. Oggi, ad un anno di distanza, un intero mondo che si era motivato è incerto e smarrito.
Un secondo processo negativo riguarda la base tradizionale del PD che proviene dai DS e dalla Margherita. Siamo ad una impasse. E’ difficile determinare la nuova identità, sia essa politica, programmatica o ideale, del partito. E’ difficile fuoriuscire da vecchie tradizioni e lasciarsi alle spalle vecchie logiche di gruppo o di apparato. Costruire e forgiare il nuovo partito si sta rivelando, quindi, prova molto complessa.
Non crediamo che risolutivo sia fare un congresso o cambiare il segretario nazionale. Il punto vero, che vogliamo denunciare, è che si è accentuata fortemente una visione ed una pratica verticistica nella gestione della politica. Se questo, dunque, è il problema, occorre rilanciare un diverso modo di intendere e proporre la politica, anche la politica del PD, facendo sì che le scelte, sia a livello nazionale che locale, diventino oggetto di un confronto davvero aperto. Questa è la richiesta che viene avanti con maggiore urgenza dai militanti: il superamento di un dibattito per linee interne.
La nostra discussione deve tornare ad aprirsi e coinvolgere a pieno titolo tutti. Non è più gestibile una situazione in cui il PD resta, nei fatti, una sorta di federazione di qualche cosa che già c’era, una sommatoria di gruppi che hanno aderito non ad una sfida ma ad un’ipotesi, conservando i comportamenti dei partiti d’origine. Non è più rimandabile il salto di qualità che deve trasformare il PD in un vero soggetto unitario. Circa le responsabilità di questa rischiosa situazione di stallo bisogna essere molto chiari: è sbagliato imputarle a questo o a quel raggruppamento interno. La verità è che siamo ancora tutti auto-referenziali.
Da parte degli ex-DS c’è una certa tendenza ad imputare particolari responsabilità a chi proviene dalla Margherita. No. Le responsabilità sono a carico di tutti. Compito dei gruppi dirigenti, in particolare, è considerare il complesso del nuovo partito, con tutti i suoi militanti, il soggetto responsabile in cui maturano le decisioni politiche. La riflessione ed il confronto sulla politica devono tornare in primo piano, senza che siano più considerati il patrimonio esclusivo di qualcuno, e si devono trovare il metodo e le regole per giungere a conclusioni sintetiche in tempi rapidi. Per superare questa situazione di stallo, che riguarda tutti, dobbiamo definire l’identità del partito, indicando con precisione e con coraggio le priorità su cui i militanti devono essere chiamati a pronunciarsi. Per sviluppare nuova partecipazione sono essenziali:
- le scelte sul funzionamento, l’organizzazione e i gruppi dirigenti, che spettano alla capacità di decisione dei militanti;
- le scelte sui livelli elettivi, che spettano a primarie esterne, aperte e contendibili, per l’individuazione delle candidature a tutti i livelli.
Solo elaborando una nuova cultura politica, capace di essere insieme sintesi e superamento delle nostre appartenenze, potremo recuperare l’interesse dei giovani. Ciò non vuol dire negare il passato, ma elaborarlo per una politica chiara e proiettata sul futuro. Insieme al progetto di sviluppo di nuova partecipazione, ciò significa:
- individuare e consolidare gli insediamenti sociali di riferimento;
- indicare il modello di trasformazione sociale e democratica che proponiamo al Paese, all’Europa, ad un mondo che ormai è uno;
- rilanciare i valori etici della politica. Guai a non vedere che i cittadini considerano ormai i politici negativamente tutti uguali.
Se sapremo aprirci ed impegnarci in questa direzione, riusciremo anche a costruire un futuro al PD e al rinnovamento della politica. Anche per offrire un sostegno alla prossima manifestazione del 25 ottobre, e nella speranza di avviare un confronto utile al rilancio del PD a Genova, sei invitato a partecipare all’incontro, libero e aperto a tutti, che si terrà
IL COMMENTO
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