Chi si è cullato pensando che la crisi finanziaria non determinasse effetti sull’economia reale ha commesso un grave errore di valutazione. Appare altresì chiaro l’errore di chi ha impostato la campagna elettorale pensando, o fingendo di pensare, che il pericolo per l’economia italiana venisse dall’oriente. Lo scenario sembra chiaro. Vi è interdipendenza tra finanza ed economia reale, se non altro per come incidono i suoi valori sui flussi finanziari dell’economia reale. Con un grande peso degli accadimenti interni all’occidente. Per rispondere alla crisi partiamo, nel nostro paese, da una condizione di estrema debolezza, per le dimensioni del debito pubblico e per l’assenza di una risposta europea alla crisi. Come si posiziona la Liguria ad oggi? Pur essendo sbagliato identificare la crisi richiamando il ‘29, una forzatura, si percepiscono nella nostra regione pesanti rallentamenti. Nel porto, nella siderurgia, nel comparto amatoriale gli elementi di crisi sono fuori discussione. Nelle altre grandi imprese assistiamo a crisi più striscianti, ma non per questo meno preoccupanti: slittamenti di ordini nella cantieristica e nella manifattura, qualche difficoltà nelle comunicazioni e nell’alta tecnologia. Nei settori più esposti alla concorrenza internazionale la piccola e media impresa è ormai nella tenaglia dell’aumento dei tassi d’interesse e della dilazione dei pagamenti. Sul come reagire non vi è una misura unitaria, ma un complesso di misure da sviluppare:
1- sostenere i consumi con agevolazioni finanziarie alle categorie più deboli ed un aumento della copertura della cassa integrazione sul salario;
2- finanziare la ricerca e l’innovazione per le piccole e medie industrie e le grandi imprese;
3- intervenire sul costo del denaro;
4- attivare un programma di opere pubbliche finalizzato al rilancio economico (terzo valico e bretella sono i punti di riferimento più chiari per i genovesi)
5- non è stato sollevato con sufficiente forza il problema di un sostegno particolare alla Pubblica Amministrazione locale, certamente più rapida di quella centrale.
E’ verissimo che la crisi è anche occasione di trasformazione per l’economia. E’ altrettanto vero, però, che può essere devastante per le condizioni di vita per milioni di italiani. Ed è su questo che dobbiamo concentrarci, lavorando in primo luogo per un dibattito serio, serrato e che coinvolga in modo trasparente tutte le parti sociali.
*Assessore alle Politiche industriale-Genova
IL COMMENTO
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