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Non doversi procedere per intervenuta prescrizione: è la sentenza dei giudici della corte d'appello per Giuseppe Dossena, l'ex giocatore della Sampdoria e per altre tre persone, imputati di tentata truffa per la fallita operazione di acquisto della società blucerchiata da parte di un fantomatico principe arabo. In primo grado Dossena era stato condannato dal giudice monocratico Nicoletta Cardino a otto mesi di reclusione con la condizionale e la non menzione. Era inoltre stato inflitto un anno di reclusione (pena sospesa e non menzione) all'imprenditore ed ex presidente dell'Isernia Antonino Pane di Sorrento, a Mauro Gagliardi di Isernia e ad Andrea Stagni di Bologna. Oggi Dossena, assistito dai suoi legali - Stefano Loiacono di Brescia, Luigi Chiappero di Torino e Stefano Piovani di Genova - era in aula. "Usciamo più rafforzati dalle motivazioni che abbiamo portato. Non ci accontenteremo e faremo ricorso in Cassazione", ha commentato dopo la lettura della sentenza Dossena, che attualmente è consulente in Cina per il Parma. I suoi legali che avevano chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste, hanno sostenuto che "non c'é stato tentativo di truffa perché dai documenti risulta che nessuno ha mai chiesto soldi senza prestare le necessarie garanzie". "E' incredibile - hanno detto - che un uomo come Dossena che ha vissuto e vive nel calcio e che ha fatto a Genova le sue prestazioni migliori, abbia potuto partecipare ad un tentativo di truffa che avrebbe distrutto la squadra". Il legale di parte civile per Garrone, l'avv. Andrea Campanile, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado. La pubblica accusa, Antonio Lucisano, aveva chiesto di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. L'inchiesta condotta dal pm Vittorio Ranieri Miniati nacque nel 2002 in seguito ad un esposto-querela di Riccardo Garrone, patron della squadra blucerchiata, in cui si ipotizzava il reato di tentata truffa per alcune persone coinvolte nelle trattative per l'acquisto della squadra della Sampdoria. (ANSA).