Quale è la soluzione per riportare a lavorare in Liguria quei grandi medici che l’hanno abbandonata per andare a operare in strutture del Basso Piemonte? La ricetta non ha bisogno di super esperti, è abbastanza semplice ma per realizzarla occorrono due elementi: primo, un bel gruzzolo di milioni (il presidente Burlando dice una decina) per finanziare la preparazione di centri clinici moderni e all’avanguardia e per ricompensare adeguatamente i professionisti; secondo, la volontà politica (abbandonare troppe posizioni ideologiche vetero-comuniste) che riconosca la necessità di premiare chi fa spendere meno alla sanità o, addirittura, le fa guadagnare un bel gruzzolo.
Pensate che oggi la Liguria, cioè noi contribuenti, paga quaranta milioni all’anno per le prestazioni che i liguri vanno a farsi dare in cliniche e ospedali delle regioni confinanti (Piemonte e Toscana in particolare) fra l’altro in buona parte da professionisti liguri che sono emigrati. Questo riguarda soprattutto l’ortopedia, ma anche la cardiochirurgia e alcune chirurgie specialistiche. Se tre o quattro di questi chirurghi ritornassero entro i confini natali la Liguria risparmierebbe decine di milioni, attirerebbe altri pazienti paganti e potrebbe anche pensare alla realizzazione di una rete moderna di riabilitazione. Senza l’ossessione di vedere la partecipazione dei privati come una minaccia alla validità riconosciuta universalmente della sanità pubblica italiana.
IL COMMENTO
Come si controllano le acque superficiali in Liguria
Che tristezza la politica che non vuole la sanità