Il capocronaca di questa mattina del Corriere della Sera spiega come lo sviluppo di Milano sia colpa dell’eterna incertezza. Se a Milano è così, figuriamoci a Genova. E’ vero quanto scrive Armando Torno: l’incertezza che permea ogni nodo della vita della città, funziona da bloccante di qualsiasi iniziativa, sia privata che pubblica. Gli imprenditori lamentano da anni l’incertezza delle leggi e delle procedure che scoraggia ogni buona volontà di fare. Ma anche l’incertezza della politica ha effetti pericolosissimi nei progetti di una città, ne stoppa ogni creatività, rende imprevedibile qualsiasi operazione, per cui, alla fine, la conclusione è questa: non facciamo niente, aspettiamo, vediamo che cosa succederà.
Ma come si può progettare quando la filosofia è quella dell’attendismo? La risposta è che non si può progettare e quindi si entra in un’epoca di stagnazione generale che dalla politica si trasferisce tout court nell’impresa, nelle professioni, nella cultura. Una città dove la cultura si ferma è una città senz’anima e una città di questo tipo perde ogni attrattiva e la sua personalità. Speriamo che a Genova prevalga una coraggiosa volontà di fare anche se in periodi di vacche magre, anzi magrissime.
IL COMMENTO
La Genova che si spegne e quella che si accende
Come si controllano le acque superficiali in Liguria