Cronaca

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Ancora un episodio di violenza all’interno delle carceri genovesi. Nella tarda serata di ieri, un detenuto marocchino di 22 anni, malato di Hiv e che nei giorni scorsi si era già reso protagonista di analoghi episodi, ha dato fuoco al materasso nella sua cella al primo piano della IV sezione, con grave rischio per tutta la struttura detentiva. "L'incendio - spiega Eugenio Sarno, segretario generale della UILPA Penitenziari - parrebbe sia stato appiccato con un accendino passatogli da altro detenuto fumatore. Non si può non restare perplessi di fronte al fatto che in un reparto clinico/ospedaliero, dov'era ricoverato il piromane, i detenuti abbiano la possibilità di fumare". "La situazione è ben oltre il limite della tolleranza. Ora basta davvero: la misura è colma", è invece il commento di Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto e commissario straordinario per la Liguria del Sindacato autonomo polizia penitenziaria: “Vogliamo per prima cosa esprimere la nostra solidarietà ai colleghi in servizio, quattro dei quali sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari per il rischio soffocamento,che hanno impedito che il fuoco ed il fumo sprigionatisi potessero provocare gravi conseguenze nel carcere di Genova Marassi. Ed è grave che ad aver fatto questo sia stato lo stesso detenuto straniero protagonista di un analogo episodio pochi giorni fa. E’ davvero troppo. Cosa pensano di fare le istituzioni per tutelare gli agenti di Marassi? Di cos’altro hanno bisogno per intervenire? La carenza di personale di polizia penitenziaria a Marassi – oltre 150 agenti in meno negli organici -, il pesante sovraffollamento (quasi 800 detenuti presenti a Marassi - circa il 60% gli stranieri - rispetto ai 450 posti letto regolamentari, con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite) sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi.