Cronaca
Carlo Felice, i sindacati: "Niente cassa e il cda vada a casa"
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Turbolenta riunione, questa mattina, al Carlo Felice di Genova per l'incontro tra il sovrintendente Giovanni Pacor e il direttore di staff e neoconsigliere d'amministrazione Renzo Fossati e le rappresentanze sindacali per fare il punto sulla situazione e comunicare ufficialmente la decisione di avviare le procedure per la cassa integrazione in deroga. Momenti di forte tensione con molti dipendenti che hanno gremito i corridoi contestando apertamente i dirigenti. Il fronte sindacale si è diviso in due tronconi, anche se in realtà è pressoché unanime la posizione contraria alla cassa integrazione in termini immediati e incondizionati, con sfumature diverse circa il prossimo futuro. EistelCisl, UilcomUil, FialsCisal, Snater e Libersind hanno contestato la decisione con un duro comunicato in cui vengono avanzati dubbi sulla reale situazione finanziaria e si pongono accuse all'attuale gestione circa le modalità con cui è stata affrontata la situazione: "Questo Cda conosce sicuramente molto bene le leggi che regolamentano le Fondazioni lirico-sinfoniche. Se il disavanzo economico-finanziario della Fondazione supera i parametri stabiliti dalla legge 367 la parola deve necessariamente passare al Ministro dei Beni Culturali che avvia le procedure previste in simili casi". Il documento allude evidentemente al commissariamento dal quale in realtà il teatro é appena uscito il 31 maggio scorso. "Se invece - prosegue il comunicato -come sembra in questo caso, il problema prevalente é la mancanza di liquidità, ebbene un Cda ha l'obbligo di risolvere tale problema o di riconoscersene incapace e passare la mano. In ogni caso il ricorso alla cassa integrazione in deroga non è minimamente previsto né dalla legge succitata né dal vigente contratto di lavoro". I sindacati concludono offrendo "la loro ampia disponibilità a un confronto serio e costruttivo, beninteso allargato al Ministero competente e alle Segreterie Sindacali Nazionali". Per quanto riguarda la Cgil, Giulio Luzi ha sintetizzato in alcuni punti essenziali la posizione del sindacato: "Chiediamo di conoscere il bilancio per capire l'esatta situazione, vogliamo una convocazione delle segreterie sindacali e un tavolo nazionale per discutere anche alla luce dei tagli ministeriali; consideriamo il ricorso alla cassa integrazione per un breve periodo imprescindibile da un piano di lavoro per il biennio 2011-2012: in altre parole vogliamo chiarezza su quello che ci aspetterà dopo il tunnel; chiediamo l'impegno della politica di voler rilanciare davvero il teatro e dare stabilità patrimoniale che è ciò che ci manca; non abbiamo liquidità perché nessuno ci dà più fidi". Da parte del vertice del Teatro, Renzo Fossati parla di riunione interlocutoria e sottolinea: "Abbiamo concordato una riunione con i sindacati nazionali urgente da effettuarsi entro martedì o mercoledì prossimi. Il nostro problema è il 1° settembre, noi non sappiamo come pagare gli stipendi. Non vogliamo la cassa integrazione a tutti i costi, dobbiamo recuperare dai sei agli otto milioni e la cassa è l'unico strumento per salvaguardare i dipendenti e non aggravare lo stato del Teatro". "E' stata una riunione interlocutori e molto costruttiva - dice da parte sua il sovrintendente Pacor - mi ha ben impressionato il fronte sindacale che dimostra civiltà e competenza. Abbiamo spiegato la situazione il problema ritengo sia stato colto. E' volontà della Presidente, del Cda e mia di far lavorare il Teatro. La cassa è al momento il male minore per salvare il Teatro. Al più presto vedremo i sindacati nazionali e il Ministero perché il nostro obbiettivo è risolvere i problemi del Carlo Felice".
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