Cronaca

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"Volevo morire con lui, l'ho ucciso perché non potevo pensare che stesse male per colpa mia. Ho provato allora a soffocarlo, lui non respirava, poi l'ho strangolato e Andrea non parlava più". E' questo il primo racconto confuso di Elisabetta Bortolotto al pm Danilo Ceccarelli. La donna, che ha confessato l'omicidio del figlioletto, è ricoverata nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Paolo di Savona, piantonata dagli agenti. Il marito, Mauro Quagliati, e altri famigliari, hanno chiesto di poterla vedere; l'uomo in particolare ha insistito per ricevere notizie sullo stato della moglie, che dopo l'omicidio ha anche tentato il suicidio lasciandosi cadere con l'auto in un canale. Oggi l'avvocato difensore prenderà contatti con il giudice per l'udienza di convalida degli arresti e partirà l'autopsia sul corpo del bambino, per consentire al più presto lo svolgimento dei funerali. Elisabetta Bertolotto, 36 anni, impiegata savonese, aveva partorito, venti giorni fa, il secondogenito. Sembra che all'origine del motivo dell'omicidio ci sia il fatto che il figlio, Andrea, di 3 anni avesse difficoltà ad esprimersi. Questa è solo una delle possibili motivazioni dell' infanticidio e non, come si era ipotizzato in un primo momento, la depressione post partum. E' comunque stata confermata dalla Polizia la dinamica del delitto: la donna ha strangolato e soffocato il figlio, quindi ha girovagato in auto sulle alture di Savona, sino a quando non ha raggiunto San Bartolomeo del Bosco.