Una borsa dell’esercito italiano, torce, razzi di segnalazione made in italy appena prodotti. Ecco le prove dei legami tra gli ultrà serbi e frange estreme del tifo italiano. Oggetti che la polizia ha rinvenuto su uno dei pullman dei teppisti arrivati direttamente a Genova da Belgrado. E poi uno striscione contro la tessera del tifoso scritto con caratteri riconducibili ad alcuni movimenti ultrà dell’ estrema destra italiana. Segnali inequivocabili di uno blitz preparato nei minimi dettagli e sui quali ora indaga la Digos. Un ultrà serbo avrebbe rivelato di aver acquistato il materiale a Genova, ma quella borsa dell’esercito fa pensare ad altro. Sul pullman chiuso all’interno della questura di Genova recuperati anche due coltelli, e un martelletto per infrangere vetri e le famigerate pinzette utilizzate per rescindere la rete di protezione. Quelle pinze usate da Ivan Bogdanov 30 anni, serbo, ormai definito l’uomo con il cappuccio che sbeffeggiando uno stadio intero ha tagliato in eurovisione la rete del settore 5 per aprire la strada ad un eventuale invasione di campo. Bogdanov, riconosciuto per i tatuaggi dell’ultranazionalismo serbo e noto anche come “Coi” sarebbe uno dei capi storici della tifoseria serba, leader indiscusso dell’Ultra Boys della Stella Rossa Belgrado e già conosciuto dalla polizia del suo paese. Dopo la notte trascorsa in cella in questura, è stato trasferito con un’imponente scorta nel carcere di Marassi intorno alle 13. Prima però è stato necessario un passaggio in ospedale per una ferita alla mano. Sguardo fiero, per nulla pentito, il capo ultrà ha diverse imputazioni dal danneggiamento al lancio di oggetti pericolosi, dalla resistenza alla lesione a pubblico ufficiale. Lui spera però di fare la fine dei suoi connazionali già liberi di tornare nel loro paese.
Cronaca
Notte di follia, si indaga su intrecci tra ultrà. Bogdanov è in carcere
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