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Nell’immaginario collettivo blucerchiato Gigi Del Neri è entrato non solo per essere stato il tecnico, peraltro anche controverso, del 4°posto ma per quella frase “le ali che volano” pronunciata fin dal giorno della sua presentazione. Esterni arrembanti, di corsa e tecnica, in grado di supportare l’attacco e dare, all’occorrenza, una mano in difesa. Gianluca Atzori sugli esterni punta o almeno vorrebbe puntare molto: nell’idea di 3-5-2 iniziale avevano un ruolo ben preciso, poi la costruzione della squadra e la modifica dello schema di gioco nel 4-4-2 ne hanno cambiato compiti e prerogative. Il vero problema è che gli esterni a disposizione del tecnico blucerchiato non si stanno coprendo di gloria: Semioli va ancora troppo a corrente alternata, segno inequivocabile che quasi un anno di stop pesa, eccome. Alcuni assist, ad Empoli e contro il Torino, il rigore procurato a Verona e poi poco altro. Pasquale Foggia ha dalla sua i lampi vincenti di Bergamo ed Ascoli e qualche buona giocata ma, finora, non è riuscito a fare la differenza come da lui ci si potrebbe aspettare. I rincalzi, poi, Padalino e Laczko sono stati poco più che comprimari. Semioli e Foggia, scontano probabilmente anche lo scarso minutaggio recentemente accumulato: l’ex giocatore di Chievo e Fiorentina, come detto, si era fatto male nell’ottobre 2010, mentre Foggia, nell’ultima stagione alla Lazio aveva messo assieme solo 9 gettoni di presenza. Ma è ovvio che da loro ci si aspetti di più: per non ripetere, ad esempio, lo stucchevole rituale dell’inversione di fascia attuato da Atzori quando le cose non vanno da una parte, dall’altra o da tutte e due. Un’inversione che, raramente, porta ad effetti positivi. La tecnica e la capacità di saltare l’uomo ce l’hanno entrambi. Ma la miccia si è accesa troppo raramente finora.