GENOVA - "Un bambino su 5 a Genova vive sotto la soglia di povertà, uno su quattro in Italia, la povertà è raddoppiata negli ultimi 15 anni e in Italia gli ultimi dati parlano di due milioni di famiglie povere". Così Sergio Casali della Comunità di Sant'Egidio ha fotografato, durante l'ultima puntata di 'Tiziana&Cirone', la situazione di difficoltà che vive il capoluogo ligure.
"Una volta era più facile tracciare una mappatura delle difficoltà nella nostra città - spiega Casali - oggi è tutto molto più complesso, perché tante persone che apparentemente avrebbero le caratteristiche per non essere povere sono scivolate nella povertà perchè oggi avere un lavoro non basta più".
"Ai nostri centri di distribuzione e alle nostre mense vengono delle famiglie in cui c'è una persona del nucleo familiare che lavora, un lavoro dignitoso ma che ormai non basta più per garantire di stare al di sopra della soglia di povertà".
Da una parte la difficoltà a trovare la povertà rispetto a un tempo dall'altro la difficoltà a uscirne: "La cosa più drammatica e più seria - conclude Casali - è che quelle strutture istituzionali pensate dal nostro Stato per il riscatto delle persone, su tutte la scuola, non funzionano più come ascensore sociale e tendenzialmente oggi una persona che nasce in una famiglia in condizioni socioeconomiche difficili è destinata a crescere, e i bambini che nascono in una famiglia povera sono destinati a diventare degli adulti poveri. Questo, secondo me è l'aspetto più drammatico, perché è come dire che c'è qualcosa che sta rendendo più pesante il futuro della gente".
A Genova, come a Roma, vivono in aree 'periferiche' il 70% dei ragazzi. Tra i quartieri considerati 'sensibili', con l’indice di vulnerabilità sociale e materiale superiore alla media, ci sono il centro storico, ma anche Sampierdarena, Begato, Cornigliano, Campi, Teglia, Morego e il Cep. Questi i dati di Save the Children.
In Liguria "gli 'early school leavers', cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d'istruzione, sono il 10,7% e i Neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione, raggiungono quasi il 20,1%. In entrambi i casi si tratta di percentuali al di sotto della media nazionale (rispettivamente 13,1% e 23,3%), ma molto lontane da quelle europee (9,9% e 13,7%).
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IL COMMENTO
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