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Altra giornata cruciale per il futuro dell'acciaio in Italia. Lo stabilimento di Genova conta di circa mille lavoratori a cui se ne aggiungono altri 300 di Ilva in amministrazione straordinaria
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di Andrea Popolano

GENOVA - Ore calde sul fronte ex Ilva (oggi Acciaierie d'Italia). Dopo la fumata nera di lunedì dove l'accordo tra il governo e Arcelor Mittal sull'inversione di quote è saltato, oggi i rappresentanti del governo incontrano i sindacati nazionali. Ora l'ipotesi più concreta sembra essere quella dell'amministrazione straordinaria in attesa di trovare un nuovo socio. In mattinata l'informativa del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Poi alle 19 l'incontro dei rappresentanti del governo con i sindacati.

Nello stabilimento di Genova Cornigliano sono circa mille i lavoratori che aspettano notizie sul proprio futuro, a loro si aggiungono altri 300 lavoratori dell'Ilva in amministrazione straordinaria. Al momento Invitalia (controllata di Stato) detiene il 38% delle quote di Acciaierie d'Italia mentre il restante 62% è in mano al socio privato franco indiano Arcelor Mittal.

Il ministro Urso al senatori ha spiegato la situazione: "Il socio privato (Arcelor Mittal ndr) non ha intenzione di mettere alcuna risorsa, persino nell'ipotesi che la sua quota, in virtù dell'aumento del capitale sociale di Invitala, dovesse scendere al 34%. Mittal si è detta disponibile a scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione alla propria quota scaricando l'intero onere finanziario sullo Stato ma nel contempo reclamando il privilegio di condividere in ogni caso la governance così da condizionare ogni ulteriore decisione, cosa che non è accettabile né percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato".

Il ministro Urso aggiunge: "Abbiamo dato mandato a Invitalia a ai suoi legali di esplorare ogni possibile soluzione. Sono ore decisive per garantire nell'immediatro la continuità, in assenza di impegno del socio privato, della produzione e la salvaguardia dell'occupazione nel periodo necessario a trovare altri investitori privati di natura industriale. Situazione pregiudicata dalle decisione assunte nel passato. Situazione a cui dobbiamo tutti rimediare con la massima assunzione di responsabilità".

Il senatore ligure di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, anche componente della commissione Lavoro commenta le parole del ministro Urso: "Nell’informativa il ministro ha toccato i punti fondamentali per il rilancio dell’industria siderurgica italiana. Il ministro ha ripercorso alcune parti fondamentali della storia recente dell’ex Ilva, dai provvedimenti del governo Conte che l’hanno messa in difficoltà al tentativo di Arcelor Mittal di affossare la siderurgia italiana prediligendo la produzione all’estero. Ora si cambierà rotta. Cambierà la catena di comando per rimettere le acciaierie di Taranto e Genova al centro della produzione nazionale. Sono molto fiducioso, dunque, sulla ripartenza dell’ex Ilva per tornare a livelli di produzione precedenti alla crisi, garantendo livelli occupazionali soddisfacenti" commenta Berrino.

Presente a Roma anche l'assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Alessio Piana che ha avuto un incontro col ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso. Nel corso dell'interlocuzione sono state affrontate le situazioni industriali che coinvolgono il territorio ligure, con particolare attenzione proprio all'ex Ilva (oggi Acciaierie d'Italia).

Nella giornata di martedì da Regione Liguria è arrivata l'impegnativa a sollecitare il Governo a mettere in campo iniziative di intervento pubblico necessarie a salvare l'ex Ilva, comprese l'ipotesi di nazionalizzazione e il passaggio in maggioranza di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie Italia". Il documento, sottoscritto da tutti i gruppi, ribadisce l'importanza di "garantire la salvaguardia occupazionale diretta e dell'indotto, la sicurezza degli impianti e dei lavoratori, gli investimenti ambientali e produttivi per salvare l'azienda e il rilancio della siderurgia, strategica per l'economia del Paese". Stessa misura è arrivata dal consiglio comunale di Genova.