Le carceri italiane sono da tempo al centro di quelle che sono denunce da parte di sindacati e associazioni per problemi ormai cronici come il sovraffollamento, la sicurezza, la carenza di personale e tagli ai fondi che pesano su situazioni spesso definite critiche. I sei istituti penitenziari della Liguria non sono esenti dalle problematiche e anzi, in alcuni casi i dati fotografano situazioni ancora più gravi che nel resto di Italia. L'inchiesta di Primocanale andrà a ricostruire quelli che sono i problemi delle carceri liguri attraverso testimonianze, documenti e numeri.
Carcere di Marassi: detenuti "pericolosi" e realtà come il Teatro dell'Arca
Il carcere di Marassi è l'istituto più grande della Liguria e ha aperto le sue porte nel lontano 1902. Da anni l'istituto lotta contro il problema del sovraffollamento, con numeri da capogiro: a ottobre 2024 Marassi ospitava 679 detenuti rispetto a una capienza massima di 550, scalando la classifica italiana con una media del 130%, sopra a quella nazionale. Le celle straripano di detenuti con più di 310 persone in attesa di giudizio definitivo e il numero di stranieri che è sopra al 50% del totale delle persone detenute. Secondo i sindacati molte sono tossicodipendenti o affette da patologie psichiatriche, rendendo il clima ancora più esplosivo: solo lo scorso agosto nell'istituto c'erano stati pesanti disordini scoppiati a causa di detenuti definiti "pericolosi" della sesta sezione, trasferiti da altre carceri dove avevano già creato problemi simili tra cui quello di Torino. Il bilancio della giornata era stato di incendi, allagamenti e celle distrutte. I crimini però sono molti e la Uilpa, il sindacato della polizia penitenziaria, continua a denunciarli: "Omicidi, risse, aggressioni, stupri, devastazioni, evasioni e proteste pericolose: quante volte ancora dobbiamo dirlo? Le carceri, oggi, non possono neppure mirare a perseguire alcuno degli obiettivi a esse assegnati dalla costituzione e dalle leggi" incalzava il segretario Fabio Pagani. Contemporaneamente alla complessa vita dell'istituto genovese, sono tanti i detenuti che seguono percorsi formativi o prendono parte a realtà come quella del Teatro dell'Arca, direttamente all'interno della casa circondariale, uno spazio dove chi deve scontare una pena può staccare e immedesimarsi nella vita di altri, costruito da detenuti per i detenuti e inaugurato nel 2016.
Carcere di Sanremo: continuano gli episodi di violenza
Anche nel molto più recente (inaugurato nel 1996) carcere di Sanremo la situazione è sempre più difficile con aggressioni e risse che si susseguono con frequenza preoccupante. L'istituto si trova fuori dal centro urbano e risulta isolato: con i mezzi pubblici è raggiungibile con gli autobus della Riviera Trasporti S.p.A che prevede sette corse giornaliere. Un numero irrisorio che comporta problematiche per amici e parenti dei detenuti ma anche per i volontari, al momento molto pochi. Nell'imperiese come a Genova pesa il sovraffollamento, caratterizzato da numeri minori ma sempre importanti: nel mese di ottobre 265 detenuti su un numero massimo di 223. A settembre sono stati almeno cinque gli episodi di violenza denunciati dai sindacati. Tra gli ultimi quello che ha visto una ventina di detenuti rifiutarsi di far rientro in cella e finire per devastare la terza sezione, già oggetto di vandalismi a fine agosto. Solo qualche giorno dopo una decina di persone si è armato di spranghe di fortuna (probabilmente recuperate da alcuni tavoli) e ha tentato di raggiungere un altro recluso per un regolamento di conti. Due agenti che si sono frapposti hanno rimediato 27 e 8 giorni di prognosi. Le denunce riguardano spesso il sovraffollamento, la carenza di organico e il provveditorato di Torino, competente per Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta e colpevole secondo i sindacalisti di non traferire i detenuti violenti liguri ma anzi, "di farne arrivare di nuovi dai carceri delle altre regioni".
Carcere di Chiavari: il 90% dei detenuti è tossicodipendente
La struttura è stata inaugurata a fine XIX secolo come carcere minorile, poi trasformata in un istituto maschile e fino al 2013 è rimasta casa circondariale, per poi diventare una casa di reclusione. Da anni le associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti ritengono Chiavari una struttura performante con laboratori a cui partecipano quasi tutti i circa 60 detenuti ospitati nell'istituto, ma alcuni problemi permangono. Tra questi la tossicodipendenza (molte delle persone detenute sono in carcere per reati legati allo spaccio o all'uso di sostanze) ma anche i traffici illeciti. Ad aprile 2024 era arrivata la denuncia del sindacato della polizia penitenziaria: "Anche nella Casa di reclusione di Chiavari, in via del Gasometro, sono stati rinvenuti due cellulari nei reparti detentivi" scriveva Vincenzo Tristaino, segretario regionale per la Liguria del Sappe. "Il ritrovamento conferma tutte le ipotesi investigative circa l'ormai conclamato fenomeno di traffici illeciti, fenomeno favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza".
Carcere di Imperia: al centro la carenza di organico
Quella al centro di Oneglia è l'unica casa circondariale prevista per le province di Imperia e Savona. Anche qui i problemi principali sono la carenza di personale di polizia e un notevole sovraffollamento carcerario, anche dovuto alla continua entrata e uscita di detenuti in attesa di giudizio ma anche alla chiusura del carcere di Savona nel 2016. Secondo l'associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale Antigone "la carenza di personale è collegata al fenomeno del sovraffollamento, in quanto di regola i pochi agenti penitenziari in servizio sono utilizzati principalmente per le operazioni periodiche di sfollamento verso altri istituti penitenziari e per i trasferimenti in Tribunale, a danno della gestione trattamentale dei detenuti le cui attività possono essere sospese in mancanza di personale di controllo". Ci sono circa 15 detenuti rispetto alla capienza regolamentare, con una carenza organica di 10 unità di polizia penitenziaria.
Carcere della Spezia: tra infiltrazioni d’acqua e suicidi
Nel carcere di via Fonte Vivo il sovraffollamento è un problema che affonda radici nel passato. La struttura, datata 1930, ha visto sacrificare molte aree nate per il trattamento dei detenuti per creare nuove celle. Post covid la situazione rispetto al numero di persone detenute è migliorata: nel 2019 erano 229 a fronte di una capienza massima di 151, mentre oggi quel numero si aggira intorno ai 140 detenuti. Questo non cancella le altre criticità della casa circondariale, tra cui la struttura, definita dai sindacati fatiscente - si sono registrati diversi i casi di legionella registrati negli ultimi anni - con un grave problema di infiltrazioni d’acqua nonostante i lavori di ristrutturazione, le continue aggressioni al personale e una carenza di organico non indifferente. Importante poi segnalare un alto numero di suicidi, il più alto in Liguria, tanto che nel 2022 gli operatori avevano organizzato diversi sit - in di fronte al cancello del carcere per segnalare condizioni di lavoro “troppo difficili e pesanti”.
IL COMMENTO
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