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Studentesse incatenate in via Balbi 5 per protestare dopo il caso del professore di architettura, accusato di raccogliere foto dai profili social delle giovani per poi alterarle in contenuti pornografici e condividerle su una chat di Telegram
3 minuti e 1 secondo di lettura
di Silvia Isola
Non si placano le proteste delle studentesse dell'Università di Genova dopo il caso del professore del dipartimento di architettura, accusato di raccogliere foto dai profili social delle giovani per poi alterarle con l'intelligenza artificiale in contenuti pornografici e condividerle su una chat di Telegram. Due ragazze si sono incatenate sotto il rettorato in via Balbi 5, per chiedere di istituire un centro anti violenza all’interno dell’ateneo e sono disposte anche a restare sedute ad oltranza, trascorrendo anche tutta la notte al freddo, pur di ottenere risposte. D'altro canto, l'università ritiene di aver già indicato gli strumenti attivi e in via di definizione per i ragazzi che volessero denunciare qualsiasi tipo di comportamento inappropriato. 
 
 

Gli strumenti secondo UniGe per confrontarsi e denunciare 

L'Università di Genova, attraverso il Comitato per le pari Opportunità, ha invitato studenti e studentesse a denunciare qualsiasi tipo di comportamento ritenuto non appropriato da parte di professori ma anche colleghi universitari. Sono diverse le figure a cui ci si può rivolgere se si è vittima di una qualsiasi discriminazione: la Consulente di fiducia, il Comitato per le pari opportunità o il Comitato Unico di Garanzia per eventuali segnalazioni o semplicemente per un confronto. L'ateneo ha accolto a partire da settembre la campagna di UniTrento #finiscequi, per rifiutare ogni affermazione lesiva basata su genere, etnia, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, età, religione e affiggendo una serie di manifesti nelle sedi dell'Ateneo e sui social che riportano frasi comuni, che ad una prima lettura appaiono neutre e inoffensive, ma che contestualizzate e specificate svelano discriminazioni, esclusioni, molestie. Frasi che possono causare disagio, escludere, discriminare, emarginare.

A gennaio, inoltre, è previsto l'avvio di un nuovo punto di ascolto, con uno psicologo a disposizione dei giovani. 

 

La replica degli studenti: "Non sono veri sportelli"

"Un centro antiviolenza è il minimo sindacale per la tutela di noi studentesse e Genova è uno dei pochi atenei ad esserne sprovvisto", spiega Alice Natale, una delle promotrici della protesta. "Abbiamo parlato con gli studenti e gli strumenti che vengono indicati non sono sufficienti", dato che la 'Consulente di fiducia', raccontano, è un indirizzo mail a cui alcuni hanno scritto ricevendo risposta anche a tre giorni di distanza. Le fa eco Elena Martinuzzo, che spiega come il form lanciato attraverso Google abbia già raccolto diverse segnalazioni, "segnalazioni che arrivano da svariati dipartimenti, segno di come il problema sia radicato e di come sarebbe importante avere qualcuno a cui rivolgersi". 

 

Il Google form per denunciare

In occasione dell'ultima assemblea studentesca, l'organizzazione giovanile Cambiare Rotta aveva lanciato un modulo online per permettere a tutti di condividere, in forma anonima, le proprie testimonianze di molestie e violenze subite o anche situazioni di disagio. Ed è stato proprio questo il modo in cui è arrivata la segnalazione di un altro caso, risalente a tredici anni fa, all'interno del dipartimento di architettura. Non sarebbe quindi un caso isolato.   

 

Nuova protesta

Le istanze degli universitari scenderanno in piazza anche al prossimo sciopero studentesco: "Sappiamo bene che quello che è successo ad architettura non è un caso isolato, la retorica della mela marcia non regge di fronte alla realtà di un sistema che permette e prevede molestie e abusi di potere di ogni tipo, a Genova e in ogni ateneo. Come giovani e come studenti siamo stanchi di vivere in questo sistema marcio fino al midollo", scrivono in una nota. E invitano gli altri studenti a unirsi in piazza il 15 novembre per una manifestazione più di carattere politico, il "No Meloni day", che coinvolgerà anche il mondo della scuola.

 
 

 

 

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