GENOVA- "Tutti gli imputati sono stati rinviati a giudizio, nessuna eccezione di nullità è stata accolta, questo è il frutto del lungo e prezioso lavoro della Procura di Genova": Egle Possetti, voce e volto del Comitato ricordo vittime Ponte Morandi, è la prima a uscire da Palazzo di Giustizia per informare la stampa sulle decisioni, storiche, annunciate dal Giudice per l’udienza preliminare del processo per il crollo del viadotto Polcevera, Paola Faggioni.
Possetti in quel drammatico 14 agosto ha perso la sorella Claudia, il cognato Andrea e i nipoti Manuele e Camilla.
La Gup sta ancora parlando quando Egle Possetti si presenta, visibilmente commossa e soddisfatta: "La decisione della giudice conferma tutto l’impianto accusatorio e ribadisce ciò che noi sosteniamo ormai da anni, dal 7 luglio inizierà il dibattimento ed è stato anche individuato il gruppo di giudici che guiderà il processo. Nel frattempo sarà anche consentita la rimozione dei reperti del ponte, che non saranno svincolati ma si potranno spostare: sarà quindi possibile iniziare anche la costruzione del memoriale a cui noi teniamo molto".
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Sul patteggiamento, accolto dal Gup, la riflessione è legata alla cessione delle quote di Autostrade per l’Italia dal gruppo Atlantia allo Stato: "E’ la parte più deludente poiché il patteggiamento potrebbe dare il via a questa transazione: noi siamo contrari e lo ribadiamo con fermezza".
Dopo il suo breve intervento Possetti si è affrettata a rientrare in aula: "Torno dentro – dice – perché voglio ringraziare personalmente il dottor Terrile e il resto della Procura per tutto quello che hanno fatto".
Paola Vicini, che su quel ponte ha perso il figlio Mirko e che attese cinque giorni e altrettante notti sotto la pila nove prima di ricevere la notizia fatale, ha il volto rigato dalle lacrime: "E un’emozione forte, adesso gli imputati hanno un peso grande sulla testa, aspettiamo che sia fatta giustizia. I magistrati hanno lavorato molto bene, hanno respinto tutti gli attacchi al loro impianto accusatorio e oggi la decisione della giudice Faggioni ci ha alleggerito il cuore: ora voglio giustizia per mio figlio e per gli altri, è la prima cosa a cui ho pensato".
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Emmanuel Diaz, che sul Morandi ha perso per sempre il fratello Henry, non ha mai saltato un’udienza: "E’ andata, le carte ancora oggi ci hanno dimostrato di essere chiare e hanno confermato che ciò che diciamo da mesi era giusto. I nostri cari non sono morti su quel ponte, sono stati assassinati: abbiamo capito da subito che le due società, Autostrade per l’Italia e Spea, erano a conoscenza di ciò che stava capitando al Morandi, un viadotto che è stato abbandonato al suo destino in attesa che crollasse. Anche il patteggiamento non può essere visto come una comoda via d’uscita: ora lo stato deve tenere conto di questa strategia processuale e impedire la transazione miliardaria che da Cassa depositi e prestiti fa fluire un vero patrimonio agli azionisti di queste aziende".
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Giuseppe Matti Altadonna, che piange il figlio Luigi, precipitato con il suo furgone assieme al collega Gianluca Ardini, che per miracolo si è salvato, è quasi impietrito davanti ai giornalisti: "Sono davvero soddisfatto – dice con un filo di voce – la Procura ha lavorato bene e condotto ottimamente le indagini. I tempi sono lunghi ma non è un problema: i nostri cari meritano giustizia, sono stati assassinati e nessuno potrà farla franca. Anche questa mattina le difese le hanno provate tutte per trovare un appiglio per salvarsi dal processo ma la giudice li ha delusi".
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