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Nuovi dati a corredo della fotografia dei residenti dimostrano come la città abbia sì 81 mila abitanti in più rispetto ai residenti, ma che sia la meno attrattiva tra le città con più di 300 mila abitanti. La buona notizia è che pochi genovesi si trasferiscono
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di Silvia Isola

GENOVA - Gente che viene, gente che va: Genova è città di mare e come tale negli anni ha vissuto tanti cambiamenti a livello demografico. Ma che i residenti siano in calo, è un dato comprovato non soltanto dai dati statistici nazionali ma dal saldo naturale, la differenza tra nascite e morti. Negli ultimi vent'anni a Genova il numero di decessi è quasi sempre rimasto stabile, attorno agli 8 mila all'anno, eccetto i picchi del 2003 con l'ondata di caldo e nel 2020 a causa del Covid-19, mentre le nascite dopo una lieve ripresa nei primi anni del 2000, dal 2015 si stabilizzano a quota 4 mila, raggiungendo il minimo storico nel 2021 con 3.300 neonati. 

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Dagli anni Settanta, in cui Genova raggiunse gli 816 mila residenti, la curva è precipitata nel giro di 30 anni, arrivando a toccare nel 2001 i 610 mila abitanti: il calo è poi stato più lento, ma continuo, con una decrescita nel 2020 di 44 mila persone. L'ultimo report Istat mostrava come al primo gennaio 2022 sono 560.688 i residenti, dopo averne persi quasi 6 mila nel corso dell’ultimo anno. Ai primi di gennaio 2021, infatti, erano 566.410, con un calo complessivo di -1,01%. Ma a questo Palazzo Tursi ha replicato di aver attivato dal 2019 una sperimentazione per "misurare" la città attraverso le celle telefoniche: "a fronte di 564.981 residenti abbiamo invece 646.788 abitanti abituali", vantando un aumento di oltre 81 mila persone rispetto al 2019, nonostante la pandemia.

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In effetti il tema di chi è domiciliato in città o di chi la vive quotidianamente da pendolare esiste ed è per questo motivo che anche Istat ha avviato dal 2016 uno studio sperimentale, basato su fonti e metodi nuovi, per stimare la popolazione diurna nelle aree urbane. Giulia De Candia, responsabile dell'Ufficio territoriale Area Nord-Ovest di Istat, ha illustrato a Primocanale i dati emersi da questo studio.

"Nel 2018 è stata stimata fosse di 649 mila abitanti, quindi circa 80 mila in più rispetto alla popolazione residente censita in quell'anno: l'85% di questi sono lavoratori, il resto sono studenti. Il 35% è composto da abitanti della provincia di Genova, la maggior parte ha una mobilità di medio-lungo raggio"

Tutto coincide anche secondo i dati della "piramide delle età", dato che la fascia di popolazione più ampia ha tra i 45 e i 69 anni. 80 mila persone in più sul numero di residenti non sono poche, ma, confrontando il dato con le altre città italiane, Genova è bassa nella classifica. 

"Risulta attrattiva, ma fra i comuni con più di 300 mila abitanti è la meno attrattiva. E' comunque una buona notizia perché ha una grande capacità di auto contenimento, è alta la percentuale di genovesi che trovano qui lavoro e studio: pochi arrivano qui, ma pochi se ne vanno"

Ma il tema degli abitanti in calo è dovuto al precipitare delle nascite, cosa comune anche al resto d'Italia, che fino al 2014 aveva registrato una crescita costante, mentre negli ultimi anni la popolazione sta andando progressivamente a stabilizzarsi o diminuire. "Le donne in età feconda, che hanno tra i 15 e i 49 anni, sono in forte riduzione perché stanno uscendo da quella classe di età le baby-boomer, le donne nate negli anni Sessanta, e sono invece preponderatamente entrate le donne nate nel baby-trash, quindi sono generazioni di donne già ridotte", conclude l'analisi De Candia.

"Se poi consideriamo che il numero medio di figli per donna attualmente in Liguria è di 1.2, ben lontano dal tasso di 2.1 che garantisce la sostituzione della popolazione, si capisce bene che nel breve e nel lungo periodo non è possibile intervenire, se non con delle misure a supporto della natalità oppure con nuovi abitanti da altre regioni o dall'estero"

(Foto da Instagram @stefaniapaddy)

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