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La conferma che molti addetti ai lavori sapevano che le gallerie erano a rischio prima del cedimento della Bertè
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di Michele Varì

Alcuni mesi dopo il 14 agosto del 2018, data della tragedia di Ponte Morandi, una soffiata ci aveva detto che presto sarebbe stata aperta un'inchiesta bis sulle fatiscenti condizioni delle gallerie delle autostrade liguri, alcune delle quali rischiavano di crollare: ma ogni nostro tentativo di trovare conferma era andato a vuoto. Ne' la guardia di finanza titolare delle indagini, nè la procura avvallarono la possibilità di una nuova inchiesta sulle Autostrade.

In quelle condizioni rendere pubblica l'ipotesi di una nuova indagine sui tunnel sarebbe stato un azzardo. Il rischio era creare altro terrorismo in giorni in cui già viaggiare sui viadotti faceva paura a tutti.

Passa circa un anno, siamo al 30 dicembre del 2019, quando le volte della galleria Bertè sulla A26 fra Genova e Alessandria cedono investendo un'auto. Crollo che accade proprio mentre i vertici di Autostrade per l'Italia sono nella sede della Regione Liguria per rassicurare sulla sicurezza delle autostrade liguri.

Quel cedimento è uno schiaffo da cui nasce una delle inchiesta parallele su Autostrade, insieme a quelle sulle barriere fono assorbenti e sui viadotti.

Accertamenti poi riuniti in un'unica inchiesta appena conclusa con l'avviso di conclusione indagine recapitato a 47 indagati, 26 dei quali sono già a processo per il del Morandi.

Fra loro l'amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Paolo Berti e il numero uno delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli. Poi 34 fra ispettori e vertici di Spea, la holding dei Benetton deputata ai controlli delle infrastrutture.

I capi di imputazione sono 153 per i mancati controlli che hanno messo in pericolo la ´sicurezza dei pubblici trasporti sulle tratte liguri. Nel mirino almeno un migliaio di ispezioni false o addomesticate sui viadotti delle autostrade liguri, la manutenzione giudicata carente dei tunnel e il crollo di quasi 3 tonnellate di cemento dalla Bertè. Eppoi lo scandalo delle barriere anti-rumore che con il vento forte rischiavano di abbattersi sulle auto.

Fra le omissioni più gravi quelle che "le ispezioni nelle gallerie venivano eseguite senza neppure scendere dall'auto, a volte percorrendole le tratte interessate a 60 chilometri all'ora". Non solo: in 24 gallerie della rete liguri le ispezioni non sono mai state svolte.

Dalle inchieste parallele, insomma, la triste conferma che la tragedia del Morandi non è stato un caso ma un disastro annunciato. Un disastro figlio dalla sciagurata gestione di Autostrade per l'Italia tesa a incassare tanto denaro a discapito della sicurezza di milioni di automobilisti che ogni giorno percorrono la rete autostradale italiana.

La conferma che molti addetti ai lavori sapevano che le gallerie erano a rischio prima del cedimento della Bertè

 

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