"E' difficile assolvere chi già è condannato mediaticamente". Sono le prime parole di Alberto Muraglia, il vigile di Sanremo diventato famoso per quella foto che lo ritraeva in mutande mentre timbrava il cartellino, dopo l'assoluzione della corte d'appello del tribunale di Genova.
I fatti risalgono all'ottobre del 2015 quando la guardia di finanza aprì un' indagine sui "furbetti del cartellino". Furono 32 in tutto i dipendenti indagati e licenziati di cui 16 avevano optato per il rito ordinario e 10 avevano chiesto il rito abbreviato tra cui Muraglia, proseguito a colpi di carte bollate l'iter giudiziario tra i tribunali di Imperia e Sanremo.
"Mi hanno massacrato mediaticamente - prosegue Muraglia - ma ho sempre camminato a testa alta certo della mia innocenza e sicuro della giustizia. Ammiro molto il lavoro certosino svolto dal giudice Paolo Luppi che ci ha portato al primo importante risultato. Un grazie al mio avvocato Alessandro Moroni che per 6 anni e 3 mesi ha lavorato incessantemente fornendo un fascicolo di ben oltre 1000 pagine". Muraglia non porta né rancore né rabbia ma "non dimenticherò mai quei lunghi 86 giorni agli arresti domiciliari sofferti insieme alla mia famiglia. Ora aspettiamo un altro importante appuntamento con la giustizia...il 2 febbraio sarà la volta del giudice del lavoro. Vediamo "
IL COMMENTO
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