GENOVA - Una serata di festa e solidarietà alla trattoria sociale della Val Bisagno. La Cucina popolare genovese ha aperto poco più di un anno fa. Un modo per dare aiuto a chi è in difficoltà e servire pasti caldi. Ma è anche un posto dove creare socialità e amicizia. In modo da creare rapporti e perché no, anche nuove occasioni. La trattoria sociale parte da un progetto voluto e messo in campo da Aldo Milfa che insieme al supporto dell'ora presidente del municipio media Val Bisagno Roberto d'Avolio hanno dato vita al progetto.
Sabato sera alla trattoria sociale è stata l'occasione per festeggiare un'anno di attività. "Abbiamo 350 soci, 80 iscritti e ogni giorno di apertura vengono a mangiare a pranzo tra le 35-40 persone - spiega D'Avolio oggi socio attivo della Cucina Popolare -. L'obiettivo è aiutare le persone in difficoltà ma anche creare un dialogo e fare socialità. Quella di ieri è stata una serata di speranza tra solidarietà e raccolta fondi". La cucina è aperta a pranzo dal martedì al venerdì.
Chi arriva alla trattoria sociale viene da situazioni di difficoltà, a volte temporanee a volte di lungo corso. Le parrocchie e i centri di ascolto fanno un lavoro a livello territoriale che permette di dare una mano e indirizzare chi ha bisogno. E proprio la trattoria sociale è il luogo dove un pasto caldo è assicurato così come il posto adatto per passare del tempo in compagnia.
"In un anno sono stati preparati tra i 5-6 mila i pasti - spiega D'Avolio -. È soprattutto grazie agli sponsor che si regge l'attività. Ad esempio grazie a Passadore siamo riusciti a comprare la nuova cucina. E poi ci sono i volontari sempre pronti a dare una mano".
Alla serata speciale per festeggiare un anno di attività hanno partecipato il deputato Luca Pastorino, il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, il consigliere regionale Gianni Pastorino, diversi consiglieri del comune di Genova come Donatella Alfonso e Alberto Pandolfo, il presidente del municipio e non solo. Un'iniziativa che unisce un po' tutti senza distinzioni di partito.
Alla cucina popolare arrivano soprattutto persone dai 40 anni in su con problemi di lavoro a cui si aggiunge qualche anziano che non ce la fa con la pensione e chi si è perso lungo la strada della vita. E poi ci sono le belle storie come quella di una signora che ha iniziato a frequentare il servizio per bisogno ma nel corso del tempo la sia situazione si è risolta ma ha continuato a frequentare la cucina popolare come volontaria.
IL COMMENTO
Blazquez, basta mezze parole: è il momento di dire tutta la verità
Ddl vittime incuria, speriamo la norma non venga usata mai più