GENOVA - È ancora una ferita aperta quella della morte in strada, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, di un uomo senza fissa dimora di 72 anni. Il suo nome, nel novero di coloro che non hanno un'identità ai più, era Diallo Seydou, ed era originario del Senegal. Seydou era conosciuto dai volontari della Caritas e di Sant'Egidio, come spiegato a Primocanale da Don Maurizio Scala (responsabile senza fissa dimora Sant'Egidio), e con lui si era provato ad avviare un lavoro per l'accoglienza nei centri per il freddo. "Ogni morte è un dolore e una ferita personale e comune, ma anche una sconfitta per tutti noi, per la città intera - commenta Don Maurizio Scala -. Non si può vivere per strada e non si può morire per strada a causa del freddo".
Si poteva fare di più, si doveva fare di più per Diallo Seydou, ma non per puntare il dito contro qualcuno e accusarlo della sua morte, ma per riuscire a far emergere un problema, annoso, che da anni affligge le persone più deboli che non hanno una casa nella quale fare rientro la sera. E allora a porsi domande devono essere da una parte il Comune e dall'altra le associazioni di volontariato e il mondo del terzo settore. Che, ribadiamolo, porta avanti ogni anno un lavoro immenso per sostenere le persone che vivono in povertà e ai margini.
Don Maurizio Scala, la domanda però sorge spontanea, ma è vero che molti clochard non vogliono farsi aiutare?
In parte è vero che loro non vogliono farsi aiutare, ma in qualche modo alla loro non volontà dobbiamo supplire con la nostra volontà. Una volontà di costruire percorsi complessi, non vogliono perché hanno delle fragilità tali che fanno fatica ad accettare un aiuto completo. Si tratta di persone fragili e per questo bisogna costruire un percorso solido che non si inventa il primo di novembre, ma che deve essere portato avanti tutto l'anno, per farli accedere ai servizi che sono disponibili in città proprio per loro.
A crescere negli ultimi anni sono le richieste di pacchi alimentari da parte dei cosiddetti invisibili, di coloro che sono in qualche modo insospettabili che fino a qualche anno fa non sarebbero rientrati sotto la soglia di povertà e che, attualmente, lavorano e percepiscono uno stipendio, anche se basso. A crescere in modo meno significativo sono i senza fissa dimora che dormono in strada, si tratta di persone che si sono infragilite.
Don Scala, cosa prevede il piano inverno?
Al momento sono aperti 60 posti letto in emergenza invernale, per andare a regime ne servirebbero 80 in più per tutto l'anno. Mancano circa 30/40 posti letto per queste persone, per cui effettivamente il dato è leggermente aumentato. Sono numeri che riguardano la città di Genova, e quello che si può dire è che le persone che vivono in strada a Genova non sono tante, rispetto a città come Milano o ancora di più Roma. Non sono tanti ma sono troppi e bisogna trovare percorsi e soluzioni per provare a non lasciarli per strada al freddo.
Perché nel 2023, con l'intelligenza artificiale che prende sempre più campo, non si può assistere alla morte per freddo dei tanti Diallo Seydou, che spesso non hanno un nome e un volto per la nostra società.
IL COMMENTO
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