Guardiani della Costa, il progetto attivo dal 2017 di Costa Crociere Foundation, è arrivato alla sua settima edizione: è stato studiato per sensibilizzare i giovani e tutta la collettività sul patrimonio naturalistico delle coste italiane.
Il progetto promuove la conoscenza dell’ambiente marino mediterraneo, la conservazione della biodiversità e la tutela delle coste e del mare contro l’inquinamento e la diffusione dei rifiuti. Si rivolge in particolare agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori italiane, proponendo attività didattiche di valore scientifico sviluppate per essere facilmente accessibili e coinvolgenti per un pubblico di non esperti.
"Anno su anno il programma forma sempre più ragazzi, molti lo fanno anche due anni di seguito perché è interessante e coinvolgente. Per questo facciamo un appello alle scuole: siamo ancora in tempo, mi rivolgo ai docenti o ai ragazzi per le iscrizioni per il 2023-24, sul sito guardianidellacosta.it si trovano tutte le indicazioni, è molto semplice", commenta a Primocanale Sara Dotta, segretario generale della Costa Crociere Foundation.
Per gli studenti delle scuole superiori il progetto diventa un programma di “citizen science” con un vero e proprio monitoraggio dell’ambiente costiero su 3 parametri: vegetazione e dune costiere per valutare lo stato di naturalità delle spiagge italiane; beachcombing per caratterizzare i materiali depositati dal mare sulle spiagge; monitoraggio di micro e mesoplastiche per quantificare i piccoli detriti di plastica sugli arenili.
Ideato da Costa Crociere Foundation in collaborazione con partner come ENEA, Fondazione Acquario di Genova Onlus, Scuola di Robotica, Civicamente, OLPA e con il supporto di Fondazione Snam e Europ Assistance, ha coinvolto dal 2017 circa 70mila studenti e 5.600 docenti di oltre 4.300 scuole in Italia.
I numerosi dati raccolti in questi anni sono stati elaborati da ENEA, che ha potuto così estrarre una significativa quantità di informazioni sullo stato ecologico delle spiagge analizzate. I risultati dimostrano il valore della “citizen science”, visto che, grazie al contributo dei ragazzi sul territorio, sono stati raccolti dati accurati e di qualità su un campione molto rappresentativo, obiettivo che sarebbe stato impossibile da ottenere nello stesso periodo con rilevamenti svolti da un numero limitato di ricercatori.
Tra i principali risultati, si è constatato che, sebbene più della metà dei tratti di spiaggia analizzati mostri buone condizioni di naturalità, oltre un quarto è, invece, caratterizzato dall’assenza totale di specie vegetali tipiche delle spiagge, mentre più del 16% mostra chiari segni di declino della vegetazione dunale; l’attività di beachcombing ha dimostrato l’incidenza dei rifiuti marini di origine antropica, e in particolare della plastica, tra i materiali spiaggiati; l’attività di monitoraggio delle micro e mesoplastiche ha consentito di stabilire una presenza media di circa 24 piccoli detriti di plastica per metro quadro di arenile, dimostrando la preoccupante abbondanza di questi materiali nei nostri mari.
IL COMMENTO
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